Il ragazzo e l’airone, la recensione del nuovo gioiellino di Hayao Miyazaki

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Di Simone Fabriziani

In anteprima italiana alla 18° Festa del Cinema di Roma l’evento cinematografico della kermesse capitolina, il ritorno dietro la macchina da presa del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki dopo ben dieci anni dal suo ultimo, acclamato lungometraggio, Si alza il vento. Con Il ragazzo e l’airone, in arrivo nelle sale italiane dal 1 gennaio 2024, il cineasta orientale allestisce una summa del suo pensiero e della sua poetica che più che apparentarsi con La città incantata (che pure delle somiglianze narrative le ha eccome con quest’ultima opera) segue un filo rosso diretto con i contenuti maturi del suo precedente lungometraggio del 2013.

Nel 1943, durante la Guerra del Pacifico , Hisako, la madre del dodicenne Mahito Maki, viene uccisa in un incendio. Un anno dopo, il padre di Mahito, Shoichi, proprietario di una fabbrica di munizioni aeree, si risposa con la sorella minore della sua defunta moglie, Natsuko, e i due si trasferiscono nella sua tenuta in campagna dove vivono con diverse vecchie zitelle. Mahito continua a lottare con il dolore per la morte di sua madre, non si adatta a scuola e sopporta una relazione tesa con Natsuko, che ora è incinta. Quando incontra anche un misterioso airone cenerino nella tenuta che spesso lo infastidisce, capisce che quell’animale è il tramite per scoprire la verità dietro la morte violenta della madre.

A cavallo tra suggestioni letterarie che rimandano chiaramente a capolavori del passato quali La Divina Commedia di Dante Alighieri e Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, con Il ragazzo e l’airone Hayao Miyazaki firma quello che lo stesso autore ha sbandierato come il suo progetto cinematografico più personale. Lungi dall’essere probabilmente il suo titolo meglio compiuto, il nuovo gioiellino targato Studio Ghibli ammalia, intrattiene e commuove, senza mai perdere di vista gli elementi narratvi e visivi che hanno nel tempo reso celebre e riconoscibile lo stile del grande sensei del cinema giapponese.

Tutto già visto quindi in Il ragazzo e l’airone? C’è qualcosa di veramente nuovo ed originale nell’opera cinematografica che Miyazaki ha atteso per ben dieci anni di regalare agli spettatori di tutto il mondo? Ad essere onesti no, perché personaggi, paesaggi e svolte narratologiche del lungometraggio animato in arrivo nelle nostre sale a gennaio sembrano ad una prima visione far parte integrante di  un poco ispirato best of dei capolavori del passato di Hayao Miyazaki, eppure la costruzione psico-allegorica dell’elaborazione del lutto del piccolo protagonista e del suo viaggio in un “mondo altro” che affronterà assieme ad un virgiliano airone antropomorfo, ha tutto il sapore migliore delle grandi narrazioni della tradizione letteraria del passato.

Stavolta, più che donare al suo pubblico una ventata di freschezza contenutistica, Miyazaki decide di riflettere sul suo cinema del passato con rispetto e tenerezza, mettendo in scena un mirabile e funzionale viaggio dell’eroe che sintetizza un percorso artistico, il suo, ricco di innovazioni tecniche e narrative nel panorama del cinema animato di tutti i tempi; con un occhio sempre puntato al passato ed uno al futuro della sua arte. In attesa del suo prossimo gioiellino sul grande schermo.

Il ragazzo e l’airone è stato presentato in anteprima italiana alla 18° Festa del Cinema di Roma e arriverà nelle sale italiane il 1 gennaio 2024 con Lucky Red.

VOTO: ★★★★


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