Di Daniele Ambrosini
Edoardo De Angelis torna a Venezia a due anni di distanza da Perez per presentare Indivisibili, forse l’unico film italiano dell’intera mostra accolto calorosamente dalla stampa italiana ed internazionale. Esattamente come nel 2014 il nuovo film di De Angelis è stato escluso dalla corsa al Leone d’Oro nonostante sarebbe stato il film migliore per rappresentarci in concorso, soprattutto in un anno in cui l’Italia non ha brillato, neanche lontanamente.
- Le gemelle siamesi Dasy e Viola hanno vissuto insieme ogni singolo istante della loro vita ed hanno sempre pensato di essere realmente indivisibili, che la loro vita potesse essere solo ed unicamente quella che avevano vissuto fino a quel momento. Vivendo in un piccolo paese della provincia Napoletana le persone le considerano un caso eccezionale, ma le due ragazze non sono viste con sospetto, anzi tutt’altro, sono delle beniamine: tutti vogliono toccare il lembo di pelle che le unisce (che dicono porti fortuna) le vogliono per feste, matrimoni, comunioni, serenate e cerimonie varie perchè le due hanno anche una bellissima voce ed il padre non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire un’occasione simile. Il padre padrone è l’agente delle ragazze ed autore delle canzoni originali di stampo neomelodico cantate dalle figlie, da un po’ di tempo tutte tristi, sia perchè “tutte le canzoni belle sono tristi” sia perchè è lui ad essere “cupo dentro”. Dasy e Viola sembrano apprezzare la loro vita finchè due avvenimenti non le sconvolgono: l’incontro con un agente musicale che si vanta di aver reso famosa Anna Tatangelo e con un dottore operante a Ginevra che rivela loro che in realtà sono tutt’altro che indivisibili. Prima ancora di informare i genitori della fattibilità dell’evento il dottore li accusa, anzi chiede proprio se non si vergognino ad avere fatto vivere le figlie in quel modo per 18 anni. Perchè l’operazione è stata rimandata così a lungo? In realtà non è l’interrogativo fondamentale per la comprensione del film ma è impossibile non chiederselo almeno all’inizio, prima che le logiche familiari emergano e che la figura del padre e della (quasi assente) madre emergano e si facciano vedere per quello che sono davvero, lasciando le ragazze da sole contro tutto e tutti.
Inutile girarci intorno, Indivisibili è probabilmente il film italiano migliore che vedremo al cinema nei prossimi mesi. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una versione partenopea di Non Essere Cattivo, non che le due pellicole abbiano troppo in comune ma sono due film di fortissimo impatto emotivo, che mirano al cuore e allo stesso tempo colpiscono allo stomaco, che catturano per la loro onestà emotiva e non lasciano più andare lo spettatore fino alla fine. Al contrario del film di Claudio Caligari non c’è però quell’esuberanza narrativa e stilistica ma la volontà di dare una struttura precisa e ordinata. Proprio per la sua capacità di coinvolgere lo spettatore è possibile perdonargli i pochi momenti forzati o marcatamente surreali, che infondo non intaccano la qualità del prodotto finale che sa come spaziare tra scene di estrema durezza ed altre dolci e poetiche, dai toni talvolta onirici.
Inoltre la componente visiva del film è eccezionale in ogni suo reparto e le immagini sono magnificamente accompagnate dalla colonna sonora di Enzo Avitabile.
Poi lo strepitoso cast merita un discorso a parte: i comprimari sono perfettamente in parte, in primis Massimiliano Rossi e Antonia Truppo (recentemente vincitrice del David di Donatello per Lo Chiamavano Jeeg Robot) ma la vera sorpresa del film sono le protagoniste Angela e Marianna Fontana. Non lo si direbbe mai ma le due gemelle sono esordienti e nonostante questo hanno un’intensità tale da riuscire a sostenere sulle loro spalle l’intera pellicola, che deve loro buona parte della sua riuscita, e non hanno alcuna difficoltà a reggere il confronto con i colleghi più esperti. Dasy e Viola sono unitissime ma molto diverse, e la caratterizzazione dei loro personaggi è importantissima ed è uno dei punti forti della sceneggiatura scritta a sei mani da De Angelis, Barbara Petronio e Nicola Guaglianone.
In sala alla prima si vociferava che il film avesse fallito la candidatura all’Oscar per un solo voto contro Fuocoammare e non è un caso che Paolo Sorrentino preferisca il film di De Angelis a quello di Gianfranco Rosi, probabilmente questa sarebbe stata la scelta più giusta per rappresentarci, ma come per la Mostra di Venezia ormai i giochi sono fatti. Perciò il consiglio è quello di andare in sala a vedere questo film piccolo ma sorprendente perchè se nei prossimi mesi si continuerà a parlare di rinascita del cinema italiano sarà anche grazie ad Indivisibili.
VOTO: 4/5