Di Daniele Ambrosini
Pur essendo a tutti gli effetti un sequel standalone, Jumanji – Benvenuti
nella giungla riprende dove il film originale era terminato, creando un collegamento
evidente con il suo predecessore che però resta solo ideale, impostando un
gioco di rimandi e di citazioni rielaborate in chiave moderna. Questo intento
di modernizzazione è evidente fin dalle premesse: Jumanji, per esempio, è un
videogioco e non un vecchio ed antiquato gioco da tavolo.
nella giungla riprende dove il film originale era terminato, creando un collegamento
evidente con il suo predecessore che però resta solo ideale, impostando un
gioco di rimandi e di citazioni rielaborate in chiave moderna. Questo intento
di modernizzazione è evidente fin dalle premesse: Jumanji, per esempio, è un
videogioco e non un vecchio ed antiquato gioco da tavolo.
Il film di Joe Johnston aveva un prologo ambientato nel 1969, mentre la
storia vera e propria prendeva piede nel presente, nel 1995. Per il sequel
viene mantenuta la stessa struttura: un prologo ambientato nel 1996 (subito
dopo la fine del primo film, con un rimando specifico alla scena conclusiva) ci
mostra la trasformazione di Jumanji da gioco da tavolo a videogioco e ci
presenta Alex Vreeke, giovane che rimane intrappolato nel gioco. Ai giorni
nostri invece Spencer, un nerd appassionato di videogiochi, Fridge, un
giocatore di football, Bethany, la ragazza più bella della scuola, e Martha,
una ragazza timida e studiosa, finiscono nei guai e si ritrovano insieme in
punizione nel doposcuola, qui scoprono l’esistenza di un vecchio videogioco
conservato nel seminterrato della scuola: Jumanji. I quattro decidono di fare
una partita prima di mettersi a fare il lavoro che il preside ha assegnato loro
per punizione, ma sfortunatamente finiscono risucchiati nel gioco senza
possibilità di uscire se non finendo la partita. Ognuno di loro si ritrova nel
corpo di uno degli avatar del videogioco ed i risultati sono spassosi: la
vanitosa e bellissima Bethany si ritrova nel corpo di Jack Black, mentre il
mingherlino ed insicuro Spencer si ritrova nel mastodontico corpo di The Rock.
Se nel film originale ad essere risucchiato nel gioco fu solo l’Alan Parrish
interpretato da Robin Williams, questa volta tutti i giocatori sono costretti a
prendere parte alla partita nella giungla, con l’interessante quanto moderna
premessa degli avatar a rendere il tutto più intrigante e divertente.
storia vera e propria prendeva piede nel presente, nel 1995. Per il sequel
viene mantenuta la stessa struttura: un prologo ambientato nel 1996 (subito
dopo la fine del primo film, con un rimando specifico alla scena conclusiva) ci
mostra la trasformazione di Jumanji da gioco da tavolo a videogioco e ci
presenta Alex Vreeke, giovane che rimane intrappolato nel gioco. Ai giorni
nostri invece Spencer, un nerd appassionato di videogiochi, Fridge, un
giocatore di football, Bethany, la ragazza più bella della scuola, e Martha,
una ragazza timida e studiosa, finiscono nei guai e si ritrovano insieme in
punizione nel doposcuola, qui scoprono l’esistenza di un vecchio videogioco
conservato nel seminterrato della scuola: Jumanji. I quattro decidono di fare
una partita prima di mettersi a fare il lavoro che il preside ha assegnato loro
per punizione, ma sfortunatamente finiscono risucchiati nel gioco senza
possibilità di uscire se non finendo la partita. Ognuno di loro si ritrova nel
corpo di uno degli avatar del videogioco ed i risultati sono spassosi: la
vanitosa e bellissima Bethany si ritrova nel corpo di Jack Black, mentre il
mingherlino ed insicuro Spencer si ritrova nel mastodontico corpo di The Rock.
Se nel film originale ad essere risucchiato nel gioco fu solo l’Alan Parrish
interpretato da Robin Williams, questa volta tutti i giocatori sono costretti a
prendere parte alla partita nella giungla, con l’interessante quanto moderna
premessa degli avatar a rendere il tutto più intrigante e divertente.
Jumanji – Benvenuti nella giungla è un perfetto mix di commedia ed azione
che grazie a delle trovate ingegnose e ad uno spiccato senso dell’ironia,
riesce a regalare allo spettatore un buonissimo film d’intrattenimento dal
grande ritmo narrativo. In Jumanji si ride, ed anche tanto, soprattutto per le
situazioni inverosimili e caricaturali che permettono inserimenti comici al
limite del demenziale che, all’interno di un contesto irreale ed eccessivo come
questo, giocano un ruolo fondamentale nella costruzione dell’atmosfera. Che
sotto questo punto di vista Jumanji funzioni alla grande è innegabile. Il
problema principale del film sta nella sottotrama adolescenziale che, date le
premesse, era impossibile non affrontare; infatti il film è costruito come un
percorso di crescita dei quattro giovani protagonisti che durante la loro
avventura a Jumanji dovranno riuscire a comprendere chi realmente vogliono
essere, dovranno perciò imparare a trarre il meglio da loro stessi e a
diventare persone migliori. Ovviamente l’inevitabile lieto fine è costituito
dalla realizzazione di queste premesse che, bisogna ammetterlo, sono poco
originali e non aggiungono niente al film in sé. Ma infondo Jumanji non è un
coming of age, quella della formazione è una sottotrama che è più un pretesto
narrativo che altro perciò questo aspetto risulta, in fin dei conti, abbastanza
trascurabile. Allo stesso modo tutta la trama di Jumanji non è particolarmente
originale e fa della schematicità propria dei videogiochi “a livelli”
la propria struttura narrativa, anche quando si tratta di sequenze ambientate
nel mondo reale. Tutto questo sembra dare un senso, uno scopo all’avventura a
Jumanji, un senso che l’originale non aveva.
Giocando con l’assurdo e traendo il massimo dai suoi interpreti (tutti
comicamente in parte, da Dwayne Johnson e Nick Jonas), Jumanji – Benvenuti
nella giungla si dimostra una commedia riuscitissima, che guarda al passato ma
riesce nell’impresa di creare un film indipendente che, cosa rarissima al
giorno d’oggi, non pone evidenti basi per un futuro sequel ma che si presenta
come film unico e a sé stante. Ovviamente il paragone con il film del 1995 è
inevitabile ma il film di Jake Kasdan esce a testa alta dal confronto perché,
al di là dello status di cult acquisito con gli anni, il primo Jumanji era un
film per molti versi poco riuscito e poco mirato, a tratti confuso, mentre il
Jumanji versione 2017, per quanto prevedibile, è un film decisamente più
riuscito che si candida a divenire un futuro classico dell’intrattenimento per
famiglie.
comicamente in parte, da Dwayne Johnson e Nick Jonas), Jumanji – Benvenuti
nella giungla si dimostra una commedia riuscitissima, che guarda al passato ma
riesce nell’impresa di creare un film indipendente che, cosa rarissima al
giorno d’oggi, non pone evidenti basi per un futuro sequel ma che si presenta
come film unico e a sé stante. Ovviamente il paragone con il film del 1995 è
inevitabile ma il film di Jake Kasdan esce a testa alta dal confronto perché,
al di là dello status di cult acquisito con gli anni, il primo Jumanji era un
film per molti versi poco riuscito e poco mirato, a tratti confuso, mentre il
Jumanji versione 2017, per quanto prevedibile, è un film decisamente più
riuscito che si candida a divenire un futuro classico dell’intrattenimento per
famiglie.
VOTO: 7/10