Di Simone Fabriziani
Per primo, l’affascinante incipit narrativo de La chimera: ognuno insegue la propria chimera senza mai riuscire ad afferrarla. Per alcuni è un sogno di soldi facili, per altri la ricerca di un amore passato. Tornato nella cittadina in cui abita sul Mar Tirreno, il giovane archeologo inglese Arthur (Josh O’Connor) ritrova la sua banda di tombaroli, trafficanti illegali di meraviglie archeologiche etrusche. Arthur ha un dono che mette al servizio dei suoi amici banditi: sente il vuoto. Il vuoto della terra in cui giacciono le vestigia di un mondo passato. Lo stesso vuoto lasciato in lui dal ricordo del suo amore perduto, Beniamina.
Ancora le meraviglie del Centro Italia per il cinema di Alice Rohrwacher, di nuovo l’archetipico fascino di una terra, l’ex-Etruria (la Tuscia nella quale la regista/sceneggiatrice è nata e cresciuta assieme a sua sorella Alba, qui in un breve ma divertentissimo ruolo di grande essenzialità narrativa) unica nel suo genere e nella ricchezza del patrimonio storico ed artistico che conserva. Un luogo geografico, quello che pressapoco va dalle coste del Mar Tirreno dell’Alto Lazio e Bassa Toscana fino all’entroterra umbro, che possiede un’arcana capacità quasi ultraterrena: quella di riuscire ad entrare in contatto con il passato storico e con il mondo dei morti. La Tuscia dipinta da Alice Rohrwacher (e lo aveva fatto, seppur in contesti narratologici differenti nei suoi Lazzaro Felice e Le Meraviglie) è qui una terra mitologica lontana dalla contemporaneità, in cui convivono viventi e defunti, dove il regno dell’oltretomba è letteralmente a portata di scavo, tra necropoli etrusche e ruderi di un tempo passato che si scontrano e confondono con la modernità feroce e senza remore.
Per questo motivo, più che per il racconto puro e duro del film, La chimera si attesta ancora una volta come il canto elegiaco di un mondo rurale, quello dell’entroterra della Tuscia natia per la Rohrwacher, che scandisce il suo tempo a seconda dei ritmi della Natura e degli animali che la pullulano. Un lungometraggio spesso “aereo”, che iconografizza a più riprese gli alati cittadini del cielo, sia immortalati negli splendidi ed ancestali dipinti delle sontuose tombe etrusche saccheggiate dai tombaroli del film, sia come esseri viventi partecipi e silenziosi delle vicende dei suoi protagonisti umani; in quest’ultimo caso, messaggeri ieratici ed ultrarerreni di un tacito dialogo tra mondo dei vivi e quello dei morti.
Moderna rilettura del mito antico di Orfeo ed Euridice, la disavventura sentimentale e geografica dello sdrucito ma affascinante archeologo inglese interpretato da un tormentato Josh O’Connor, La chimera è sintesi perfetta delle tante anime ed ambizioni del cinema dietro la macchina da presa di Alice Rohrwacher, sempiternamente scisso tra ode gentile e lenta di un mondo sotterraneo custode di verità antiche e dimenticate, e rutilante modernità, violenta, cacofonica ed indifferente al rispetto del passato, del mistero, dell’ignoto.
La chimera arriva nelle sale italiane a partire da giovedì 23 novembre con 01 Distribution e Rai Cinema
VOTO: ★★★★