Di Simone Fabriziani
Annie e Baxter Fang sono due fratelli che vivono la propria vita parallelamente e in maniera altamente problematica: la prima è un’attrice cinematografica e televisiva più celebre per le sue apparizioni sui rotocalchi che per le doti artistiche, il secondo è uno scrittore squattrinato in cerca di successo, inutilmente. Entrambi in cerca disperata di se stessi e di una identità artistica, rubata anni addietro dalla ingombrante peculiarità dei genitori, Caleb e Camille Fang.
Un curioso incidente a Bexter porterà ad una inaspettata riunione della famiglia Fang e ad una nuova acutizzazione di vecchi rancori tra genitori e figli.
La seconda opera cinematografica (dopo tanta regia televisiva) dietro la macchina da presa dell’interprete Jason Bateman adatta in maniera delicata e sincera il best-seller omonimo del 2011 di Kevin Wilson (inizialmente proposto per la stesura della sceneggiatura stessa, ma poi sostituito dal più navigato David Lindsay-Abaire), enfatizzando i punti interrogativi che pone la fonte letteraria originale, con garbo e gusto per la narrazione cinematografica e per la scrittura dei curiosi protagonisti della vicenda Fang.
La misteriosa sparizione di Caleb e Camille non solo porterà i due fratelli ad una disperata quanto bizzarra ricerca dei genitori nella convinzione che siano sani e salvi da qualche parte, ma permettono ai due punti focali della narrazione, i nostri Annie e Baxter, di rispondere a molte delle pregnanti questioni irrisolte della pellicola: cosa significa essere se stessi? Cosa significa inoltre crescere all’ombra di una coppia di genitori artisticamente ingombranti? Perché il rapporto genitori-figli cambia irrimediabilmente con il passare degli anni? Fino a dove ci si può spingere per amore della famiglia?
A rispondere ai spinosi quesiti non solo un inedito Bateman, ma anche una misurata Nicole Kidman, accompagnata dalla coppia Christopher Walken e Maryann Plunkett nel ruolo di Caleb e Camille Fang, trascinati dalla solida scrittura di Lindsay-Abaire (aveva già lavorato con la Kidman nell’acclamato adattamento cinematografico di Rabbit Hole nel 2010) e da una conferma alla regia inedita, meditata e graditissima.
VOTO: 3/5