Last Christmas – La recensione del film di Natale di Paul Feig con Emilia Clarke

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Di Massimo Vozza
Il periodo dell’anno più amato e odiato da tutti è qui e una carrellata di film a tema trova sempre spazio in queste settimane, tra nuove uscite e rewatch. Indubbiamente il Natale è stato alla base di tanti titoli, alcuni elevati allo status di cult, al di là della loro riuscita cinematografica, e altri invece che hanno finito con il diventare dei semplici tappabuchi nei palinsesti televisivi invernali. A inserirsi in una zona di mezzo tra le due categorie di film, sta per arrivare Last Christmas, commedia sentimentale dal sapore inglese diretta dal regista statunitense Paul Feig (Le amiche della sposa, Un piccolo favore).
Katarina, detta Kate, è una ventiseienne jugoslava allo sbando che lavora come elfo in un negozio di Natale nel centro di Londra anche se, in realtà, vorrebbe diventare una cantante come il suo idolo George Michael. I continui incontri casuali con il bizzarro e giovane Tom le faranno mettere in discussione lo stile di vita che sta tenendo dallo “scorso Natale”, portandola a riscoprire il valore dei rapporti con la famiglia, con gli amici e in particolare di quello che si ha con se stessi.
La sceneggiatura, scritta da Bryony Kimmings ed Emma Thompson e basata sul soggetto scritto da quest’ultima con il marito Greg Wise, trae ispirazione, quasi letteralmente, dalla famosissima canzone degli Wham! e si sviluppa a tratti in maniera originale, soprattutto rispetto alla media dei film natalizi, seppur non manchi ovviamente una certa retorica sui buoni sentimenti che è invece abbastanza tipica del genere; certo, non tutte le idee originali di Last Christmas dimostrano il loro vero potenziale ma non si può non apprezzare il tentativo, in primis nella costruzione del plot twist finale, convincente sulla carta ma meno nella forma cinematografica perché intuibile troppo presto principalmente per problemi di regia, e nel proporre con toni anche esilaranti temi attuali quali la Brexit, l’integrazione e i problemi dei Millennials.
E se ci è consentito di ridere durante questo film, oltre che farci trascinare da un certo sentimentalismo, è anche grazie alla deliziosa prova interpretativa di Emilia Clarke, perfetta nei panni di Kate nonostante non abbia niente a che fare con Daenerys Targaryen, eccetto quando la si vede dare fuoco a una nave (capirete a cosa mi riferisco durante la visione); la giovane attrice inglese è stata capace di conciliare tempi, espressioni e movimenti comici con la fragilità profonda del personaggio in maniera egregia, tanto da farci sperare di rivederla sostenuta da una sceneggiatura maggiormente solida. Il cast però è apprezzabile in toto: Henry Golding, Michelle Yeoh e soprattutto Emma Thompson nel ruolo della madre, Petra, uno degli elementi esilaranti davvero riusciti di Last Christmas.
L’omonima canzone che dà il titolo al film, altri pezzi di George Michael e alcuni natalizi, costellano l’intera opera senza però appesantirla troppo, a volte extradiegetici e altre cantati dai personaggi, compresa la Clarke. I riferimenti al cantante scomparso però non finiscono qui ma starà a voi scovarli durante i 103 minuti (indizio: fare attenzione alle date durante le quali è svolta la storia).
Last Christmas insomma è un film stagionale carino e piacevole che però sarebbe potuto essere perfino qualcosa di meglio per provare a entrare nell’Olimpo dei cult natalizi tra Love Actually e La vita è meravigliosa, ai quali decisamente ha provato a strizzare l’occhio senza raggiungere i medesimi livelli.
VOTO: 6,5/10


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