Di Daniele Ambrosini
Otto ed Anna Quangel sono due cittadini di una Berlino in piena guerra appartenenti alla classe operaia che un giorno ricevono la notizia della morte del loro unico figlio sul fronte francese. L’evento sconvolge i Quangel che iniziano un sovversivo atto di resistenza lasciando in giro per la città cartoline con messaggi contro il Führer ed il suo regime totalitario.
Il film è tratto dal romanzo “Ognuno Muore Solo” di Hans Fallada che rielabora la storia vera dei coniugi Otto ed Elise Hampel. Gli Hempel diventano Otto e Anna Quangel, ma non cambiano solo i nomi, uno degli elementi manipolati maggiormente all’interno della loro storia è il tempo, infatti gli Hemple portarono avanti il loro piano sovversivo per anni mentre la storia dei Quangel dura solo qualche mese.
La prima parte del film procede lentamente, come una vetrina in cui ostentare qualche manierismo di troppo prima di far partire la narrazione vera e propria nel momento in cui Otto scrive la prima cartolina. Nella prima metà di film vediamo avvicendarsi molti personaggi secondari che sembrano assumere una certa importanza all’interno della storia per poi sparire completamente nella seconda metà, dominata dal personaggio dell’ispettore Escherich, incaricato di scovare gli autori delle cartoline. Tra le due parti del film è possibile identificare uno stacco netto: se nella prima metà il ritmo è lento e cadenzato, nella seconda diventa incalzante e vivace ma questo non basta per risollevarlo del tutto, soprattutto per quella scena finale di un buonismo disarmante.
Emma Thompson, Brendan Gleeson e Daniel Bruhl sono l’aspetto migliore del film ma è inutile sottolineare che non si tratti di interpretazioni memorabili.
Di pellicole ambientate durante la seconda guerra mondiale ce ne sono a bizzeffe perciò al giorno d’oggi film come questo risultano quasi superflui perchè non hanno niente da aggiungere rispetto a quanto non sia già stato detto in precedenza. Lettere da Berlino è un film piatto, che punta ad emozionare senza prendere troppi rischi, restando sul sentiero battuto ed operando talvolta anche operazioni di semplificazione e banalizzazione non indifferenti. Questo comporta che lo scenario storico della Germania Nazista sia semplicemente accennato e che la caratterizzazione dei personaggi resti piuttosto superficiale.
VOTO: 2.5/5