Di Dario Ghezzi
In sessanta minuti la terra come la conosciamo noi è stata distrutta. Da quel momento, il pianeta è diventato una landa desolata popolata da grandi città predatrici, delle metropoli giganti e meccaniche che si muovono divorando piccole città e sfruttando le loro risorse: solo chi è più veloce sopravvive. In questo scenario, nella nuova Londra, metropoli potentissima, una misteriosa giovane di nome Hester (Hera Hillmar), cerca di uccidere l’archeologo Valentine (Hugo Weaving) per vendicare l’uccisione della madre Pandora. A sventare l’attentato é Tom (Robert Sheehan) giovane col sogno di diventare aviatore e appassionato di storia, che sarà coinvolto in una storia inaspettata.
Questa è la breve sinossi del film Macchine Mortali di Christian Rivers, nelle sale dal 13 dicembre, scritto, tra gli altri, da Peter Jackson e adattamento del romanzo Philip. Reeve. La pellicola è uno sguardo sul lontano futuro distopico che attende l umanità, sempre alla ricerca di un nemico da abbattere e pronta a sfruttare gli altri per il proprio tornaconto personale e il proprio potere. Macchine Mortali, se vogliamo, è anche un vero e proprio romanzo di formazione per molti dei protagonisti, a cominciare da Tom e Hester ma anche di Kate, l’innocente figlia di Valentine che scoprirà tutte le malefatte del padre decidendo da che parte stare.
In effetti, nel film sono due i rapporti padre-figlia degni di nota: quello sopracitato e quello tra Hester e una sorta di robot Frankestein di nome Strike.
Ebbene, senza voler anticipare troppo sulla trama, possiamo dire che entrambi riserveranno sorpresa, colpi di scena e occasione di spunto.
Restando su aspetti prettamente cinematografici, Macchine Mortali è un film godibile, forse un po’ prevedibile in alcuni passaggi ma, onestamente, mai noioso ma che è capace di tenere il pubblico concentrato per più di due ore.
Dal punto di vista visivo sono tanti gli effetti speciali che servono a costruire questa nuova versione della Terra e gli scenari abitativi di molti dei protagonisti. A volte, tuttavia, gli scenari sembrano un po’ troppo artefatti e posticci (come nella scena ambientata alla “Muraglia”).
Dal lato attoriale, buona performance degli attori giovani e di Hugo Weaving, che tratteggia un cattivo senza possibilità di redenzione.
VOTO: 6,5/10