Di Simone Fabriziani
Perché vedere Minari?
Perché il regista di origini coreane Lee Isaac Chung (è figlio di immigrati dal paese asiatico), dopo alcune prove interessanti nel cinema indipendente con Lucky Life (2010) e Abigail Harm (2021), arriva alla ribalta dell’attenzione del grande cinema internazionale con un’opera profondamente autobiografica, dal linguaggio cinematografico onesto e commovente. Chung costruisce un’ode elegiaca del Midwest statunitense impregnando il racconto della famiglia protagonista (chiaramente ispirata ai genitori di Chung emigrati negli anni’80 in Arkansas)) di realismo incantato e di personaggi indimenticabili: la lotta quotidiana di Jacob e Monica (gli interpreti Steven Yeun e Yeri Han) per rendere concreta una vita che sembra soltanto un miraggio lontano e che tanto assomiglia ad un sogno americano promesso e mai mantenuto è raccontata senza pietismi, ruffianerie, falsi virtuosismi, ma con piglio emozionale sincero. Il Minari di Chung è da vedere perché è nuovamente la conferma che il futuro del (grande) cinema d’autore Usa lo stanno costruendo le voci internazionali, capaci di raccontare con originalità e sguardo disincantato lo stato attuale delle cose in quel degli Stati Uniti. d’America.
Perché non vedere Minari
Perché non dovreste?
Minari è candidato a 3 SAG Awards, a 6 Bafta, 10 Critics’ Choice ed ha ottenuto il Golden Globe come miglior film non in lingua inglese. Prossimamente nelle sale italiane con la distribuzione di Academy Two, la stessa che aveva portato in Italia Parasite.
VOTO: 8/10
da
Tag: