Di Simone Fabriziani
Dopo la misteriosa scomparsa del padre scienziato, l’adolescente Meg, il fratello minore Charles e il loro amico Calvin vengono mandati nello spazio sulle sue tracce da tre creature trascendentali: Cos’è, Chi e Quale. Scopriranno così che la Terra è minacciata da forze oscure che tentano di prendere il sopravvento. Dalle pagine del classico per l’infanzia pubblicato nel 1962 da Madeleine L’Engle, arriva il nuovo adattamento targato Disney de Nelle pieghe del tempo.
A dirigere la trasposizione live-action la regista candidata all’Oscar Ava DuVernay, già alla ribalta del cinema internazionale di protesta black con titoli premiati come Middle of Nowhere, Selma – La strada per al libertà e il documentario Tredicesimo emendamento; non è un caso dunque che la DuVernay sia stata designata con l’arduo compito di dirigere dietro la macchina da presa il film con il più alto budget mai assegnato ad una regista donna. Con risultati discutibili.
A tradire i fini ispirazionali e progressisti del rivoluzionario children’s book di Madeleine L’Engle non sono tanto le ricollocazioni contemporanee e socialmente rilevanti dei vari protagonisti della fantasiosa vicenda, né il tentativo della DuVernay di ridipingere i piccoli protagonisti come membri di una famiglia multietnica di estrazione colta e cervellotica, quanto nel non saper dosare con sapienza i vari registri tonali della pellicola, risultando in un mélange poco riuscito senza target.
Perché, badate bene: se è lecito un ammodernamento delle parole di Madeleine L’Engle per enfatizzarne le peculiarità progressiste e universali, velenosa è invece la decisione di ballonzolare tra i vari linguaggi narrativi e le varie situazioni senza apparente mordente. E non aiuta nemmeno la poca simpatia dei piccoli Meg e Charles Wallace, né le apparizioni eteree del trio formato da Oprah Winfrey, Reese Witherspoon e Mindy Kaling tutt’al più spaesate, né il sex appeal sacrificato di Chris Pine.
Un lungometraggio targato Disney né carne né pesce che annoierà i più grandi e allontanerà dalle sale i più piccini. La cosa peggiore a cui la major hollywodiana storicamente cerca di affrancarsi.
VOTO: 5/10