Quello dell’ormai celebre serie di Netflix è uno dei casi più mutevoli del piccolo schermo, partita come prodotto comedy dove il personaggio di Piper Chapman, “detenuta per caso” del carcere femminile di Litchfield, rappresentava l’epicentro della narrazione, dalla sua seconda stagione si è tinta di colori dark eliminando la predominanza di una sola protagonista, e dopo un terzo appuntamento zoppicante lo scorso anno abbiamo apprezzato una quarta stagione che ha affermato i toni drammatici della serie di Jenji Kohan, una preparazione a questa quinta stagione che rappresenta l’esperimento più riuscito della serie fin dal suo debutto avvenuto nel 2013.
Al contrario delle precedenti stagioni, in questa seguiamo le vite delle detenute in preda all’anarchia generata dall’imprevedibile rivolta. Tutto si concentra i soli tre giorni, si potrebbe pensare che si tratti di un lasso di tempo breve per i 13 episodi da cui è composta, al contrario invece ogni evento scatenatosi all’interno del carcere in preda al puro caos intensifica tanto la narrazione da scaturire per la prima volta dalla serie di Kohan la sensazione di un lungo film.
Se nei primi episodi tutto sembra ruotare intorno al potere della pistola, all’inizio nelle mani di Dayanara, interpretata da una sempre ottima Dascha Polanco, poi in quelle di Gloria per poi finire nelle pessime mani di Angie e Leanne, che imbastiranno un folle Litchfield’s Got Talent, dalla metà è quello di Taystee il ruolo più importante, impegnata a far valere i diritti delle detenute ma soprattutto la memoria della scomparsa Poussey, in un negoziato con il governatore che avrà un deludente epilogo. La sete di vendetta delle carcerate convinte di far soffrire le stesse pene subite alle guardie adesso ostaggi, va via via scemando, da scene di sadismo piuttosto esplicite, la stagione si slega verso una ben più rilevante tematica dei diritti. Mai come quest’anno Orange Is the New Black denuncia il trattamento inumano delle donne tra le mura del carcere, e più che in precedenza si trasforma nello specchio di dell’America misogina e razzista del nostro tempo.
Ne è l’emblema l’episodio 5, ironicamente intitolato “Cantala White Effie”, che racconta del privilegio dei bianchi nonché della classe più ricca dello stato, che sottrae ogni possibilità ai meno agiati. Lo stesso è sempre accaduto alle detenute di Litchfield, e lo patiscono sulla loro pelle le guardie prese in ostaggio, comprendendo per la prima volta il dolore di queste donne rifiutate dalla società, ormai in un limbo in realtà molto più simile a un inferno generato dalla spietata MCC. Ed è proprio un suo membro, Linda Ferguson, a doversi fingere una detenuta per poter sopravvivere vedendo per la prima volta ciò che lei attraverso la sua azienda ha depredato.
Questa quinta stagione non è stata però soltanto un manifesto sociale, i toni più consueti della serie non sono stati traditi. Assistiamo infatti di episodio in episodio ai tipici flashback per scrutare il passato di alcune detenute, ma anche a degli stacchi comici di alcuni personaggi, su tutti quelli di Maritza e Marisol, che in possesso di uno smartphone realizzano un esilarante live blogging della rivolta, mentre la storia d’amore tra Piper e Alex passa in sordina, arrivando però a un perfetto epilogo nel finale della serie. La vera sorpresa è rappresentata però dall’episodio 9, “La stretta a cuore”, dove la serie acquista dei toni thriller inaspettati quando Piscatella si infiltra nel carcere facendo sparire una ad una le detenute.
Piuttosto che mantenere il suo comparto narrativo evitando di deludere gli spettatori, Orange Is the New Black si prende un rischio realizzando qualcosa di diverso. In qualche modo si rifiuta di volersi soffermare a un genere definito, preferendo giocarci sopra, senza dimenticare di dare maggiore spazio alle tematiche più rilevanti sostenute finora dalla serie. Lo straordinario cast è anche questa volta il reale perno della serie, anche se spicca la dedizione di Danielle Brooks, nell’interpretare il personaggio di Taystee, probabilmente la reale protagonista di questa stagione.
La ribellione generata dalle detenute, come ci si poteva aspettare, non ha generato nessun risultato, le nostre protagoniste hanno perso la casa che tanto detestavano, e nel finale della stagione anche le loro amiche più care venendo divise in altri carceri. Il punto interrogativo che lascia la stagione riguarda però il destino di Piper, Alex, Red, Suzanne, Taystee, Gloria, Cindy, Nicky, Blanca, Gina, Yoga, Anita, Norma e Frieda; a riparo in un rifugio nel momento dell’incursione delle violente guardie che hanno messo fine alla ribellione. Un destino che non possiamo fare a meno di attendere già con ansia, visto il confermato rinnovo della serie per altre due stagioni, chiedendoci in particolar modo: quale sarà la prossima evoluzione di Orange Is the New Black?
VOTO: 9/10
VOTO: 9/10