Parigi può attendere – La recensione

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Di Dario Ghezzi

Anne è una cinquantenne che si trova a Cannes insieme al marito Michael, produttore di Hollywood in procinto di partire per Budapest. All’ultimo minuto, un malessere spinge Anne a rinunciare al viaggio col marito. A quel punto, Jacques, collaboratore di Michael si offre di accompagnare Anne fino a Parigi, tappa finale del viaggio. Quello che sarebbe dovuto essere il tragitto di poche ore, diventa l’avventura di più giorni in cui Jacques porta Anne alla scoperta della Francia, cercando di vincere le resistenze della donna.


Questa, in poche righe, è la trama di Parigi può attendere di Eleonor Coppola dal 15 giugno in sala. Il compito di impersonare Anne, Michael e Jacques è toccato agli attori Diane Lane, Alec Baldwin e Arnaud Viard, alle prese con una pellicola on the road basata su un’esperienza reale della regista. La Coppola (madre di Sofia e moglie di Francis) dirige una pellicola che ha come pregio quello di mostrare scenari pittoreschi e straordinari della Francia. Grazie al personaggio di Jacques, Anne inizia ad apprezzare il buon vino, il buon cibo e riscopre alcuni piaceri che credeva dimenticati (come quello per la cioccolata). Parigi può attendere diventa, quindi, una sorta di album dei ricordi interattivo, in cui ogni momento del viaggio dei protagonisti è lo spunto per parlare di un luogo, di una pietanza ed è come se il film rinnegasse se stesso, dando maggior spessore alla fotografia (anche in senso stretto, considerando che Anne non si separa dalla sua fotocamera) piuttosto che al racconto, alla narrazione e all’immagine-movimento.

Parigi può attendere è un’opera senza pretese, divertissement di un’artista ormai ottantenne come la Coppola. La pellicola si lascia seguire, nonostante spesso sembri di trovarsi in qualche programma culinario radical chic. Una commedia romantica sulla bellezza, sul piacere di vivere adatta a tutti in un questa calura estiva.

VOTO: 5/10