Di Simone Fabriziani
La prima trasferta europea per il cineasta americano ha il sapore irresistibile del cosmpolitismo linguistico. Il suo ultimo, acclamato film, si svolge nei sobboghi della capitale francese, città metrosessuale per eccellenza, luogo scelto dal giovane regista austriaco Tomas Freiburg (Franz Rogowski) per vivere assieme al suo fedele partner britannico Martin (Ben Whishaw) e per portare avanti il suo lavoro dietro la macchina da presa. Con non poche difficoltà ed intoppi privati ed amorosi, visto che la conoscenza della giovane maestra di scuola elementare Agathe (Adele Exarchopoulos) sconvolgerà la vita di Tomas sin dalle sue fondamenta, mettendo a repentaglio il sentimento che lo lega a Martin e la sua stessa identità sessuale.
A partire da uno studio non scontato sul melting pot linguistico che unisce ed imbriglia i tre protagonisti di Passages (dal tedesco di Rogowski all’inglese britannico di Whishaw, per passare infine al francese autoctono della Exarchopoulos), con il suo ultimo lungometraggio Ira Sachs mette in scena una riflessione caustica e fortemente provocatoria sull’attualissima fluidità di genere. Al centro quindi del pensiero dietro alla realizzazione di Passages (da una sceneggiatura originale curata, oltre che da Sachs, anche da Mauricio Zacharias e Arlette Langmann) la figura del giovane regista tedesco interpretato da uno sfaccettato ed intenso Franz Rogowski, qui forse al culmine della sua radicale e coraggiosa ricerca professionale sui personaggi da portare sul grande schermo.
Passages arriva nelle sale italiane giovedì 17 agosto con la distribuzione di Lucky Red e MUBI Italia.
VOTO: ★★★★