Di Anna Martignoni
Il veterano di guerra John Rambo si è ritirato nel ranch ereditato dal padre a Bowie, in Arizona. L’uomo trascorre ormai una vita tranquilla dedita all’allevamento di cavalli e alla costruzione di tunnel sotterranei nella proprietà. Insieme a lui vivono l’amica Maria e sua nipote Gabriela; quest’ultima, dopo aver scoperto che il suo vero padre vive in Messico, decide di andare a trovarlo di nascosto contro l’opinione dei parenti, finendo però schiava del cartello messicano. Compito di Rambo sarà riportare la giovane a casa vendicandone l’onore.
A undici anni di distanza da John Rambo molti elementi che hanno caratterizzato l’intera saga vengono sconvolti nel quinto capitolo Rambo: Last Blood. A fare da sfondo alla vicenda non ci sono più le ambientazioni esotiche della Thailandia o del Vietnam, ma la soleggiata Arizona. Non appaiono più corse su elicotteri, ma passeggiate a cavallo. Il veterano di guerra Rambo (Sylvester Stallone) si è ritirato a vita privata insieme alle donne della sua vita Maria (Adriana Barraza) e la giovane Gabrielle (Yvette Monreal). Il solo elemento che rimane fedele agli altri quattro film del franchise è la sensazione dell’uomo di non essere mai veramente tornato dalla guerra e il relativo senso di colpa per non essere in grado di salvare la vita a tutti quelli che lo circondano, come si evince dai primi minuti della pellicola (completamente slegati dal resto, tanto da poter essere considerati come un cortometraggio a sé stante). Tutto sembra andare per il verso giusto quando Gabrielle, che Rambo ha cresciuto come una figlia, alla vigilia dell’inizio della sua carriera universitaria decide, con fare da soap opera, di lasciare di nascosto il certo per l’incerto, l’Arizona per il Messico, alla ricerca del padre che l’aveva abbandonata da piccola. Ma l’amica teenager di Gabrielle la tradisce, scambiando la ragazza per soldi con alcuni brutti ceffi del cartello. A questo punto lo spettatore è proiettato per quasi un’ora nel giro della malavita messicana -con tutti i clichè del caso- e in particolare fa la conoscenza dei fratelli Hugo e Victor Martinèz (Sergio Peris-Mancheta e Oscar Jaenada), la mente e il braccio, il bello e il cattivo. Assetato di vendetta, Rambo riporta a casa Gabrielle grazie anche all’aiuto della giornalista Carmen Delgado (Paz Vega, che sembra essere finita in questo circo per caso) meditando poi un piano esplosivo per farla pagare ai suoi rivali.
Davvero pochi sono gli elementi narrativi che si possono salvare dall’agghiacciante sceneggiatura di Rambo: Last Blood (scritta dallo stesso Stallone con Matthew Cirulnick): dal riferimento (visivo) al muro che divide gli Stati Uniti dal Messico, alla triste condizione -purtroppo ancora attuale- delle ragazzine vendute come prostitute, passando per la corruzione di certi agenti di polizia. Insomma una cornice appena accennata (e, lo ripetiamo, ricca di stereotipi fin troppo inflazionati) sulla situazione messicana. Per il resto, Rambo: Last Blood è un’accozzaglia di trovate tanto facili quanto inutili per lo svolgimento narrativo della storia. La vicenda rimbalza da un lato all’altro del confine divenendo teatro di sparatorie, decapitazioni e sfregi che possono appagare solo gli amanti dello splatter. La più grande delusione riguarda comunque lo stesso protagonista: cambiamento estetico a parte, John Rambo appare stanco e privo di quei valori che lo caratterizzavano nei primi capitoli della saga, divenendo un personaggio qualsiasi. Il momento più basso di tutta la pellicola è caratterizzato dal piano difensivo attuato dal protagonista che, aspettando i suoi nemici al varco, si trasforma in un Kevin McCallister di guerra, piazzando trappole mortali nei tunnel sotterranei costruiti con tanta pazienza durante gli anni.
Rambo: Last Blood ha già messo in imbarazzo l’autore dell’omonimo romanzo “Primo Sangue” David Morrell, il quale in un recente Tweet definisce il film “un disastro”. La sceneggiatura, combinata alla regia costruita di Adrian Grunberg, non è in grado di rendere omaggio al personaggio di Rambo. Stallone risulta essere ancora più inespressivo e arrugginito del solito e il suo personaggio non è neanche lontanamente all’altezza delle aspettative. L’intera vicenda si risolve (per modo di dire) nella mera violenza fine a sé stessa. I toni splatter annullano quel poco che di umano poteva emergere dal film: se questo fosse un videogioco potrebbe anche andare bene, ma al cinema serve decisamente qualcosa di più.
Rambo: Last Blood uscirà nelle sale italiane il prossimo 26 settembre tramite una distribuzione Notorious Pictures.
VOTO: 4/10