Roma 2017: Mademoiselle Paradis – La recensione del nuovo film di Barbara Albert

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Di Simone Fabriziani

Vienna, XVIII secolo. Maria Theresia von Paradis è una pianista di talento, grande amica di Mozart, che ha perso la vista da bambina. Nel disperato tentativo di curare la talentuosa figlia, i Paradis la affidano al dottor Mesmer, un medico progressista che le dà le cure e le attenzioni necessarie. Grazie alle sue tecniche innovative, Maria recupera lentamente la vista ma il miracolo ha un alto prezzo da pagare e la porta a perdere il dono per la musica. Di fronte a un pesante dilemma, mademoiselle Paradis dovrà scegliere se vivere un’esistenza ordinaria vedendo o portare avanti il suo talento rimanendo cieca.

Il nuovo film della regista austriaca Barbara Albert si muove con dimestichezza e gusto classico per la messa in scena in costume regalando allo spettatore uno spaccato inedito di una straordinaria storia a cavallo tra musica, etichetta settecentesca e rivoluzione scientifica. Più che introduzione peculiare degli straordinari e progressisti metodi di cura del dottor Mesmer (da qui, tra l’altro il termine “mesmerismo” in relazione alla cura attraverso pratiche di magnetismo di malattie organiche debilitanti), Mademoiselle Paradis è la straordinaria storia di Theresia Von Paradis, compositrice vicina a Mozart dimenticata dalle grandi pagine della musica  classica.


Seppur dalla trattazione lineare e perlopiù convenzionale, Mademoiselle Paradis celebra il talento peculiare della Von Paradis, emblema di una nobiltà austriaca di fine Settecento imbalsamata nell’etichetta di corte e non ancora pronta alle straordinarie rivoluzioni scientifiche del dottor Mesmer; rinunciando solo apparentemente alla forma e ai virtuosismi visivi, Barbara Albert concede al pubblico in sala un racconto asciutto e filologicamente ineccepibile di quella che la Storia ha poi riconosciuto come “la pianista cieca meno famosa del prodigio Mozart”.

VOTO: 7/10



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