Di Massimo Vozza
È stato presentato oggi al Roma Film Fest The Miseducation of Cameron Post, lungometraggio basato sull’omonimo romanzo di Emily M. Danforth che va ad arricchire il catalogo di titoli LGBTQ del cinema indipendente americano, rivolgendosi principalmente a un pubblico adolescente che, come i protagonisti, si trova in quella fase della vita dove spesso ci si interroga sulla propria identità.
La giovane Cameron (Chloë Grace Moretz), dopo essere stata scoperta a baciare una sua amica, è indotta a frequentare un centro terapeutico di conversione dell’omosessualità di stampo cristiano. Per sopravvivere all’intolleranza e al fanatismo si appoggia ad alcuni suoi compagni costretti come lei al pentimento con i quali intraprende un importante percorso verso l’accettazione di se stessi nonostante la rigidità e severità del luogo.
Il film, ambientato nel 1993, si svolge prevalentemente all’interno del centro, eccetto un prologo che presenta l’incidente scatenante, e viene poi intervallato di tanto in tanto da alcuni flashback: lo scopo è proprio quello di mostrare soprattutto come ci si sente a stare in riabilitazione, la quale agisce sulla positiva percezione che si ha di sé, seppur ancora non si sappia rispondere alla domanda su chi si è veramente. Il senso di isolamento, di reclusione, che dà il luogo viene però smorzato dalla regia di Desiree Akhavan, buona ma priva di una scelta stilistica forte, e una sceneggiatura pulita che mischia il dramma alla commedia in modo efficace però senza mai spingere l’acceleratore sull’una o l’altra: si finisce in questo modo per non entrare mai totalmente in empatia con la condizione della protagonista, nonostante alcune scene di intimità con lei ben interpretati dall’attrice.
Il coro di voci che la affianca trova in parte spazio nella narrazione, strappando anche qualche risata non forzata, attraverso uno dei punti più di forza del film: il ribaltamento dei cliché. La diseducazione di Cameron Post è quindi un titolo accessibile, cinematograficamente discreto, e ottimo per il suo target di riferimento che, omosessuale o meno, grazie a questo titolo viene incoraggiato ad accettarsi così come si è, nonostante le pressioni esterne; a mancare però è purtroppo qualcosa di memorabile e che rimanda dentro come lo è, nel bene e nel male, l’esperienza alla fine per Cameron e i suoi amici.
VOTO: 6,5/10