Di Daniele Ambrosini
Il percorso a ritroso nella memoria di Alice si fa quasi viaggio nel tempo dai connotati metafisici dal momento che lei è in grado di dialogare con le sue controparti più giovani e queste diventano in grado di influenzare gli eventi nel presenti. Quella che si rivela essere una storia di redenzione intrisa di femminismo spicciolo, si va poi a incrociare con una seconda linea narrativa ancora più preoccupantemente riduttiva, la cui tematica principale è lo stalking, che non ha una reale valenza all’interno del racconto, se non quella di complicare una storia di per sé già abbastanza confusa e generare suspance, creando l’illusione che quello di Alice potrebbe anche essere un percorso pericoloso, che scoprire la verità su sé stessa e il suo passato potrebbe danneggiarla in qualche modo. In realtà non è così, e purtroppo la Comencini non approfondisce abbastanza questa sottotrama, o meglio, non crea il giusto alone di mistero per far sì che questa risulti abbastanza interessante e imprevedibile da sostenere l’intera durata del film, perché quella che dovrebbe essere una rivelazione è tutto tranne che quello, ma soprattutto non è interessante.
Tornare è un film che non ha alti, ma vive di una strana alternanza di bassi e bassi ancora più bassi. Il ritmo è inconsistente, per via di una scarsa, scarsissima visione d’insieme, che fa risultare il film incredibilmente disomogeneo, i cui raccordi sono posticci e poco efficaci. A peggiore il tutto una messa in scena estremamente semplice in ogni suo aspetto e una qualità media della recitazione davvero imbarazzante, nessuno, a partire dalla irritantemente fuori parte e inespressiva Giovanna Mezzogiorno all’improbabile e quasi parodistico Vincenzo Amato, risulta anche minimamente credibile. Una sceneggiatura dal piglio ingiustificatamente troppo letterario è l’ossatura imperfetta di un film molto più che imperfetto, dove non funziona quasi niente.
Tornare è il peggior film della Festa del Cinema di Roma 2019, e probabilmente il peggior film italiano della stagione, dell’anno, se non addirittura del decennio. Un film imbarazzante, al limite dell’improponibilità.