Roma 2019: Tornare – La recensione del disastroso film di Cristina Comencini

Seguici anche su:
Pin Share

Di Daniele Ambrosini

Cristina Comencini, candidata all’Oscar al miglior film straniero nel 2005 grazie a La bestia nel cuore, torna sul grande schermo con il suo ultimo film, intitolato Tornare, presentato in occasione della Festa Del Cinema di Roma dove è stato selezionato come film di chiusura della manifestazione.
Protagonista del film è Giovanna Mezzogiorno nei panni di una donna sui quaranta costretta a fare ritorno dall’America in occasione della morte del padre. Alice e la sorella decidono di vendere la casa, così lei è costretta a trattenersi. Svuotando e abitando quella casa, Alice ricostruirà un pezzo del suo passato ormai dimenticato attraverso un viaggio nel tempo e nella fantasia, assecondata da delle incarnazioni di sé stessa da giovane. Mark, un uomo che fa parte di questo misterioso passato e che è stato vicino al padre di Alice durante i suoi ultimi giorni, inizia ad orbitare intorno a lei e la motivazione è legata proprio agli eventi che non ricorda, a quell’8 maggio 1967 che il pubblico insieme alla protagonista è chiamato a ripercorrere. 
Quello messo su da Cristina Comencini è un film senza capo né coda. Tornare è un thriller incredibilmente piatto, dove ogni scena sembra slegata dalle altre e dove non si riesce mai davvero a percepire la suspance o il mistero che dovrebbero permeare la storia. E come se non bastasse, Tornare non riesce mai a catturare l’attenzione dello spettatore e a renderlo partecipe del dramma della sua protagonista, la cui evoluzione è scontata e poco coinvolgente, forse addirittura respingente per quanto freddamente viene proposta sullo schermo e quanta poca empatia si venga a creare con lei – ma in realtà con tutti i personaggi del film, tanto macchiettistici e finti da non generare il minimo interesse nei confronti del loro destino. Non c’è niente a cui aggrapparsi, non c’è un singolo elemento che riesca davvero a convincerci nel viaggio della protagonista all’interno del suo passato.

Il percorso a ritroso nella memoria di Alice si fa quasi viaggio nel tempo dai connotati metafisici dal momento che lei è in grado di dialogare con le sue controparti più giovani e queste diventano in grado di influenzare gli eventi nel presenti. Quella che si rivela essere una storia di redenzione intrisa di femminismo spicciolo, si va poi a incrociare con una seconda linea narrativa ancora più preoccupantemente riduttiva, la cui tematica principale è lo stalking, che non ha una reale valenza all’interno del racconto, se non quella di complicare una storia di per sé già abbastanza confusa e generare suspance, creando l’illusione che quello di Alice potrebbe anche essere un percorso pericoloso, che scoprire la verità su sé stessa e il suo passato potrebbe danneggiarla in qualche modo. In realtà non è così, e purtroppo la Comencini non approfondisce abbastanza questa sottotrama, o meglio, non crea il giusto alone di mistero per far sì che questa risulti abbastanza interessante e imprevedibile da sostenere l’intera durata del film, perché quella che dovrebbe essere una rivelazione è tutto tranne che quello, ma soprattutto non è interessante.

Tornare è un film che non ha alti, ma vive di una strana alternanza di bassi e bassi ancora più bassi. Il ritmo è inconsistente, per via di una scarsa, scarsissima visione d’insieme, che fa risultare il film incredibilmente disomogeneo, i cui raccordi sono posticci e poco efficaci. A peggiore il tutto una messa in scena estremamente semplice in ogni suo aspetto e una qualità media della recitazione davvero imbarazzante, nessuno, a partire dalla irritantemente fuori parte e inespressiva Giovanna Mezzogiorno all’improbabile e quasi parodistico Vincenzo Amato, risulta anche minimamente credibile. Una sceneggiatura dal piglio ingiustificatamente troppo letterario è l’ossatura imperfetta di un film molto più che imperfetto, dove non funziona quasi niente.

Tornare è il peggior film della Festa del Cinema di Roma 2019, e probabilmente il peggior film italiano della stagione, dell’anno, se non addirittura del decennio. Un film imbarazzante, al limite dell’improponibilità. 

VOTO: 2/10