Di Simone Fabriziani
L’avventura della Festa del Cinema di Roma 2016 inizia oggi all’ombra dell’Auditorium Parco della Musica nella Capitale anche per noi, per una settimana di calvario e passione cinefila che quest’anno si protrarrà fino al 23 Ottobre.
Si inizia con il botto come si suol dire, con due titoli molto attesi anche in termini di prospettive Oscar.
Ad inaugurale la lunga trafila delle proiezioni romane il delicato About Ray con Elle Fanning, in uscita nelle nostre sale il 24 Novembre prossimo:
3 Generations- Una Famiglia Quasi Perfetta (di Gaby Dellal)
Presentato con discreto successo al Toronto International Film Festival del 2015, il delicato ritratto di una famiglia in transizione diretto da Gaby Dellal arriva nelle sale italiane con un anno di ritardo dovuto sopratutto ad una macchinosa decisione in patria di distribuire il film in suolo USA soltanto in day and date on demand ed in home video senza passare ufficialmente per una release nelle sale.
Nonostante le buone intenzioni di un racconto di tre generazioni di madri e figlie vissute a pane e gender alle prese con la transizione dell’adolescente Ramona in Ray, la pellicola della Dellal si sfuma troppo velocemente in un appannato racconto in salsa buonista e superficiale di una tematica fin troppo delicata; e neanche l’ironia ( e nel film ce n’è tanta) sembra salvare il prodotto dalla sufficienza che sa tanto di film per la tv. Ottime le performance delle “tre generazioni (il Premio Oscar Susan Sarandon e la candidata alla statuetta Naomi Watts), me è Elle Fanning che si riconferma da alcuni anni a questa parte uno dei più genuini e coraggiosi talenti attoriali sul suolo statunitense. Il suo ritratto di Ramona/Ray è onesto, vivido, appassionato, totalmente trasformativo nel corpo e nell’anima.
VOTO: 2.5/5
Moonlight ( di Barry Jenkins)
La magnifica storia di formazione ed identità scritta e diretta da Barry Jenkins in tre atti cronologici commuove e stupisce come Film d’Apertura della kermesse romana dopo le lodi unanimi e gli applausi a scena aperta della critica statunitense al Telluride Film Festival e successivamente a Toronto. La cronìstoria di Chiron (in ordine di apparizione a seconda dell’atto narrativo i bravissimi Alex R.Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes) segna tre momenti significativi del passaggio dall’infanzia all’adolescenza fino aalla prematura età adulta del protagonista tra una madre assente, poco amorevole e dedita all’uso massiccio di droghe, uno spacciatore dal buon cuore che diverrà il mentore del piccolo Chiron, e le domande slla propria identità sessuale: cosa significa essere neri ed omosessuali negli Stati Uniti d’America? Cosa si è disposti a dimenticare o a nascondere per anni interi pur di mantenere un’etichetta identitaria? Quanto costa essere se stessi in una Miami di periferia dilaniata da droga, criminalità e bullismo?
La sceneggiatura acuta, onesta e potente di Jenkins risponde con efficacia non indifferente a queste domande. Ottime le prove di contorno, tra tutti un paternale Mahershala Ali e una intensa Naomi Harris.
VOTO: 4/5