Roma Film Fest 2016- DAY 10 (Genius)

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Di Simone Fabriziani
Il film diretto da Michael Grandage e scritto dal candidato all’Oscar John Logan è l’ennesimo esempio da copione su come non realizzare un prodotto biografico sul grande schermo da qui ai prossimi anni; con rammarico Genius non riesce infatti a discostarsi dai cliché narrativi più recenti in termini di biopic, se ancora di biopic si può parlare.

Tratto dal romanzo di A.Scott Berg “Max Perkins: Editor of Genius”, il film di Grandage ripercorre gli anni di lavoro, tra tagli, cesure e infinite correzioni di lunghe bozze, di Maxwell Perkins ( Colin Firth), grande editore della Scribner Publishing di New York, e dello stravagante e vulcanico scrittore americano Thomas Wolfe (un esuberante Jude Law).
Sullo sfondo della genesi letteraria dei più grandi capolavori di Wolfe, il rapporto di lavoro e di profonda stima ed amicizia tra l’editore e lo scrittore statunitense.

Se la pellicola da un lato fa luce su uno degli autori letterari del Novecento americano meno considerati dalla critica contemporanea raccontandone il lato pubblico e privato con con interesse certosino, dall’altro non rifugge minimamente ai dettami rigidi della narrazione cinematografica delle vite dei grandi del passato: ottima la confezione, vuota la scatola.
E a salvare la baracca dalla noia e dalla prevedibilità narrativa ci pensa, inaspettatamente, la Aline Bernstein di Nicole Kidman, moglie irrequieta dal grande scrittore statunitense che in più di una occasione ruba la scena agli ingombranti comprimari. Piacevoli i piccoli ruoli di contorno dal gusto letterario: dal Francis Scott Fitzgerald di Guy Pearce all’Ernest Hemingway di Dominic West.
Ma non era meglio un dignitoso film dall’impianto televisivo anziché sprecate del talento proponendoci la inedita storia tra Perkins e Wolfe sul grande schermo senza neanche tanto sforzo artistico? Visto e già, ahinoi, dimenticato.

VOTO: 2/5



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