Di Simone Fabriziani
Al settimo giorno la Festa del Cinema di Roma 2016 regala forse la sua giornata più intensa e soddisfacente in termini di film presentati.
Diversissimi tra loro, eppure possiamo affermare con certezza quasi assoluta di aver trovato oggi il nostro “Colpo di Fulmine”:
Ecco le Recensioni dei due titoli che abbiamo visto ed apprezzato nella settima giornata della kermesse romana:
Captain Fantastic ( di Matt Ross)
Un padre e una madre decidono di vivere per oltre dieci anni lontano da qualunque contatto con la società insieme alla loro numerosa prole; contro ogni ideale capitalista e corporativo e lontana dalle strutture sociali tipiche della società occidentale, la famiglia Cage viene messa in discussione sia dall’interno che dall’esterno dopo le conseguenze inaspettate della lunga malattia psichiatrica della madre.
Scritto e diretto dal regista ed attore Matt Ross (lo abbiamo riconosciuto recentemente in serie televisive di successo come “Silicon Valley” e “American Horror Story”), “Captain Fantastic”è, senza mezzi termini, un film che prova ad essere sovversivo nei contenuti che presenta ma che, in definitiva, non riesce a diventarlo.
Capitanato (qui in tutti i sensi) da un Viggo Mortensen nel suo ruolo più emotivamente complesso della sua pur vivace carriera, il film di Ross è un magnifica macchina cinematografica che pone in maniera speculare due aspetti antropologici discutibili ma estremamente affascinanti: la via della natura e della conoscenza libera da ogni costrutto ed ideologia sociale, e il mondo civilizzato cattivo ed inquinante che sta al di là del bosco dove la famiglia Cash nutre la propria sete di vita e conoscenza. E, senza entrare in ovvi e stretti dettagli della trama, la pellicola pone in maniera intelligente anche dei quesiti morali sui limiti di entrambi gli ambiti antropologici e del loro prezzo da pagare se oltrepassati; peccato che il finale si risolva in maniera poco sovversiva e coraggiosa, tradendo in buona parte le promesse fatte nel pur notevole incipit.
Menzione d’onore nel cast al giovane George McKay, vera rivelazione del film di Ross nel ruolo del maggiore dei figli Cash.
VOTO: 2.5/5
Hell or High Water (di David MacKenzie)
Non è un paese per vecchi. Ce lo ha insegnato il teso e insanguinato thriller pluripremiato dei Fratelli Coen ambientato in un profondo Sud degli Stati Uniti dove bene e male sembrano mescolarsi con troppa facilità; eppure “Hell or High Water” di David MacKenzie (già ampiamente apprezzato dalla critica internazionale con “Starred Up”) ci ricorda come il “vecchio” è la nuova avanguardia del cinema statunitense contemporaneo.
In un Texas battuto da un sole impietoso che sembra quasi costringere gli abitanti delle sue cittadine ad abbandonare le strade polverose come in un western della tradizione classica, i due fratelli Tanner e Toby Howard (l’inedita coppia Chris Pine e Ben Foster, in stato di grazia) decidono di sfidare la legge e il sistema ipotecario svaligiando le banche al confine tra il Texas e l’Oklahoma per ripagare id debiti della madre deceduta mesi prima e per garantire un futuro ai figli di Toby nel ranch di famiglia; ad ogni costo. A dargli la caccia un inflessibile sceriffo della polizia vicino al pensionamento (un memorabile Jeff Bridges), disposto anche lui ad ogni mezzo pur di fermare i due rapinatori.
Il thriller di MacKenzie può essere considerato a tutti gli effetti un western contemporaneo, dove la linea tra il bene e il male è sempre più sottile: c’è il polveroso Texas, due rapinatori di banche in fuga, uno sceriffo troppo ligio al suo distintivo e persino un agente di polizia di origini pellerossa che sputa perle di saggezza, un po novello grillo parlante della coscienza dello Sceriffo Marcus Hamilton.
Non solo teso e vibrante thriller on the road a suon di rapine, colpi di pistola e polizia alle calcagna, “Hell or High Water” è quanto di più sorprendentemente vitale ha da offrire il cinema americano degli ultimi anni: un appassionante ritratto del profondo sud degli USA ai trempi della crisi economica, mascherato da riletture western in cui l’inseguitore e l’inseguito trovano sulla strada della fuga tante domande, e forse qualche risposta esistenziale; qualunque sia esso il prezzo da pagare (dal modo di dire della lingua inglese “hell or high water”, ovvero “ad ogni costo”.)
VOTO: 4/5