Santa Clarita Diet – La recensione della prima stagione

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Di Daniele Ambrosini

Netflix ha iniziato l’anno alla grande rilasciando Una serie di sfortunati eventi a gennaio ed ora, con l’arrivo di Santa Clarita Diet, conferma l’andamento più che positivo delle nuove serie originali che da qualche mese a questa parte puntano ad essere sempre più sorprendenti, coraggiose e a sfidare e disorientare lo spettatore con narrazioni anticonvenzionali – come in The OA – o con un insolito mix di generi – e questo è proprio il caso degli ultimi due arrivati in casa Netflix.

Sheila e Joel sono una coppia di agenti immobiliari che vivono a Los Angeles nel (fin troppo) tranquillo quartiere residenziale di Santa Clarita con la figlia Abby, le loro vite sembrano procedere normalmente finchè un giorno Sheila non ha un intenso attacco di vomito, da quel momento la donna cambia completamente: il suo cuore si ferma, il suo sangue si addensa e la sua resistenza al dolore aumenta in modo esponensiale, ma questo le dona nuove energie e la spinge a seguire maggiormente i suoi istinti, compreso quello di mangiare carne umana.

Santa Clarita Diet riprende una moda piuttosto recente di cinema e tv, gli zombie, ma lo fa con un approccio completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe: Innanzitutto non ci troviamo di fronte ad un’epidemia o ad una preannunciata apocalisse, la causa del contagio della protagonista ci è completamente ignota, sappiamo solo che tecnicamente è morta, ma praticamente è più viva che mai; altro elemento estraneo a molti progetti zombie è il genere prescelto per raccontare questa storia, perchè Santa Clarita Diet è pura commedia. Un umorismo nero e strampalato, ai limiti del demenziale (genere nel quale non cade mai del tutto, lo tange, ma non ci inciampa davvero), permea tutta l’opera rendendola piuttosto piacevole. Non sono pochi gli aspetti della serie non adatti per i deboli di stomaco perchè essa trae la sua forza proprio da questa unione di elementi divertenti e piacevoli ad altri rivoltanti e disgustosi. Si tratta di una formula interessante ed originale, che potrebbe trovare molteplici applicazioni anche in ambiti più macabri nel futuro della serie. 
Una delle critiche che sono state mosse con più insistenza alla serie di Victor Fresco è la mancanza di profondità dei suoi personaggi e la leggerezza eccessiva con cui vengono affrontate le situazioni più drammatiche, ma questo è in linea con una scelta narrativa ben precisa: andando più a fondo probabilmente non avremmo più a che fare con una scanzonata comedy, ma anzi, tutto potrebbe iniziare a prendersi tropposul serio. In un certo senso è necessario che la serie resti – vagamente – superficiale. A questo ci pensano soprattutto Drew Barrymore e Timothy Olyphant, che riescono a donare a Sheila e Joel un carattere sopra le righe e al limite della nevrosi che rende esilarante ogni situazione. Al loro fianco i due giovani Liv Hewson e Skyler Gisondo che con un po’ di ingenuità e fascino nerd riescono a non sfigurare di fronte alla coppia Barrymore/Olyphant. 
In conclusione forse non sarà la serie comedy dell’anno ma sicuramente funziona molto bene, è a suo modo coraggiosa e riesce a strappare tante risate nell’arco delle sue 10 puntate. Direi che è più che sufficiente, non vi pare?

VOTO: 7,5/10