Di Simone Fabriziani
Ispirato al romanzo omonimo di Shusaku Endo pubblicato in Giappone con estremo successo nel 1966, arriva nelle sale italiane Silence, il progetto cinematografico più personale, difficile e complesso della pur non facilmente ascrivibile carriera dietro la macchina da presa del maestro contemporaneo Martin Scorsese.
Nel seguire il viaggio dei due monaci gesuiti Sebastiao Rodrigues (Andrew Garfield) e Francisco Garupe (Adam Driver) nel Giappone feudale del XVII secolo alla disperata ricerca di Padre Ferreira (Liam Neeson), Scorsese mette in scena con dignitosa e sorprendente sobrietà cinematografica il progetto che insegue da almeno 25 anni: raccontare con piglio crudo e meditabondo le tribolazioni (umane e religiose) del proselitismo cristiano in un’epoca storica in cui tale fede era condannata all’apostasia.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il rapporto tra fede cattolica e cinema scorsesiano ha da sempre percorso la poetica del cineasta italo-americano.
Nato e cresciuto in una famiglia fortemente cattolica, Martin Scorsese ha da sempre esorcizzato la sua profonda fede religiosa con un cinema dinamico, violento ma pregno di molteplici letture interpretative; in questo senso Silence chiude una ideale trilogia sulla fede iniziata con il provocatorio L’Ultima Tentazione di Cristo (1988) e continuata con il sottovalutato Kundun (1997). Il viaggio di Padre Rodrigues è si una lunga ed inesorabile discesa agli “inferi” che narrativamente pare stravolgere e re-interpretare le radici del male raccontate con maestria da Francis Ford Coppola in Apocalypse Now , ma d’altro canto lo sguardo illuso e carico di speranze del monaco interpretato da Garfield è quello dello stesso regista che affronta la crisi di fede e il “silenzio” dell’autorità divina di fronte alle scelleratezze dell’Inquisizione giapponese.
Fuori dai canoni del suo cinema prediletto, Martin Scorsese realizza la sua pellicola forse più impegnativa e complessa; intimo ma allo stesso tempo epico affresco storico, “Silence” è la definitiva resa dei conti tra il regista Premio Oscar e la fede cattolica che lo ha da sempre permeato la sua vita, un imprescindibile ed urgente dialogo silenzioso tra l’uomo e e Dio, tra il cuore e la ragione, tra l’impossibile scelta tra una incrollabile fede e l’accettazione della realtà.
Rincorrendo dunque un progetto di adattamento cinematografico apparentemente impossibile, Scorsese chiude una intimissima partita tra lui e Dio aperta molto tempo addietro.
VOTO: 7,5/10