Spider-Man: Far From Home – La recensione del sequel Marvel con Tom Holland e Jake Gyllenhaal

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Di Simone Fabriziani

Peter Parker decide di unirsi ai suoi amici Ned, MJ e il resto del gruppo, per una vacanza europea. Tuttavia, il piano di Peter di lasciarsi a casa i panni di Spider-man viene rapidamente accantonato quando accetta, seppur malvolentieri, di aiutare Nick Fury a scoprire cosa si cela dietro il mistero degli attacchi di  creature elementali che stanno generando scompiglio nel vecchio continente. Da mercoledì 10 luglio arriva il primo passo verso la Fase 4 dell’universo cinematografico Marvel con lo scoppiettante Spider-Man: Far From Home.

Ancora diretto da Jon Watts dopo il primo capitolo in solitaria per l’Uomo Ragno Spider-Man: Homecoming, il sequel si inscrive in un piano cronologico per i Marvel Studios piuttosto delicato: traghetta difatti il fedele spettatore dall’epica conclusione di Avengers: Endgame e lo catapulta in una fase narrativa totalmente nuova ma allo stesso tempo giocosamente familiare. Merito anche e sopratutto di un Tom Holland sempre più confindent e a suo agio nei panni del supereroe Marvel (il miglior ritratto cinematografico dai tempi della trilogia di Sam Raimi) e di un gigione Jake Gyllenhaal nelle pesanti vesti di Mysterio e sua prima, riuscitissima incursione nell’universo Marvel.



I tempi sono cambiati per i protagonisti dopo la titanica guerra contro Thanos e con il commovente sacrificio di Tony Stark/Iron Man (lo spirito di Robert Downey Jr. aleggia come ingombrante eredità narrativa durante tutto il film), e cambiano gradualmente anche per Peter Parker, imbrigliato com’è tra i doveri di supereroe, una identità segreta da tenere nascosta e un amore adolescenziale da portare a buon fine fino in capo al mondo. Letteralmente.

Perché Spider-Man: Far From Home funziona, nonostante le tante ingenuità in fase di scrittura, soprattutto perché sa sorprendere e calibrare sapientemente i toni del racconto, passando con disinvoltura dalla rom-com pura e dura nella prima parte della sua durata, per poi diventare spettacolare giocattolo dalle sequenze d’azione incalzanti, fino a trasformarsi verso il suo finale in bella riflessione sui doveri, sugli obblighi, sull’identità e sulla crescita dell’eroe in tutte le sue forme, multimediali ed oltre. 

Non poco per un sequel che ha l’ambizione di attrarre nuova linfa vitale da una audience ancora con il cuore e con la mente intimamente legati alle vicende dell’epocale Endgame ma che qui troveranno pane per i loro denti e un blockbuster dall’ispirazione estiva semplicemente ben oliato. E rimanete anche dopo i titoli di coda, c’è un inaspettato ritorno…da Oscar!

VOTO: 7,5/10


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