Spider-Man: No Way Home – La recensione del film evento Marvel
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Di Dario Ghezzi
Sono trascorse due settimane da quanto Spider-Man ha lottato contro Mysterio a Londra e anche da quando il temibile villain, in punto di morte, è riuscito a svelare al mondo che il vigilante mascherato è in realtà Peter Parker. Tutti devono confrontarsi con la nuova realtà ma la vita di Peter e dei suoi cari è messa a dura prova dalla verità. Per questo, il ragazzo decide di chiedere aiuto a Doctor Strange ma qualcosa durante un incantesimo dello stregone va storto e temibili nemici pronti a uccidere Spider-Man arrivano da altri universi. Stavolta, la minaccia per l’uomo ragno assume proporzioni epiche.
Questa, in breve, la trama di Spider-Man: No Way Home, il terzo capitolo delle avventure dell’uomo ragno che torna sugli schermi dopo Spider-Man: Far from Home, scritto da Chris McKenna ed Erik Sommers e diretto da Jon Watts. Ricchissimo il cast: oltre Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Jacob Batalon, Jon Favreau, Marisa Tomei, J. B. Smoove, Benedict Wong, Jamie Foxx, Alfred Molina, Willem Dafoe, Thomas Haden Church, Rhys Ifans.
Il ventisettesimo film del Marvel Cinematic Universe segna la perdita dell’innocenza del nostro Peter Parker, la nuova terribile minaccia spinge, infatti, Spider-Man a far fronte al suo destino e a dover entrare finalmente nell’età adulta. In questo capitolo il personaggio è costretto a crescere ed affrontare un dolore dopo l’altro, a dover far fronte alle conseguenze delle sue scelte. Spider-Man, come già alcuni omonimi delle saghe passate dovrà imparare che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Come tuonatogli in faccia da Stephen Strange, a volte è difficile immaginare che il ragazzo sia lo stesso che abbia contribuito a sventare la minaccia di Thanos. Stavolta, quindi, Peter sarà costretto ad abbandonare i suoi problemi adolescenziali e diventare un vero eroe. Ovviamente, passando attraverso la sofferenza.
In Spider-Man: No Way Home lo spettatore rimane travolto fin dall’inizio. Per tutto il film c’è un sali e scendi di sentimenti, proprio come le prodezze in aria del nostro Peter che si lancia da una grattacielo all’altro. Sono davvero tanti gli ingredienti nel calderone. Si ride come ogni film Marvel, si piange (parecchio) e ci si emoziona. Seppur sulla linea dei due precedenti capitoli, questo sembra voler essere più solenne e lo si intuisce anche dai primi minuti. Non c’è davvero un attimo per cui annoiarsi nel film e già da metà del primo atto, con l’entrata ormai resa famosa dai trailer, del Dr. Octopus si entra decisamente nel vivo dell’azione e dell’epicità della pellicola. I ritorni dei villain da altri universi strizzano l’occhio ai nostalgici ma ben si innestano col plot e la trama e lo sviluppo viene reso in modo nient’affatto scontato. Sicuramente, la pellicola trabocca di fan-service, nonostante la riservatezza che ha accompagnato la lavorazione del film. Senza voler far spoiler, ci si ritroverà di fronte a un paio di scene didascaliche ma che nell’anatomia del film funzionano rendendo, forse, Spider-Man: No Way Home il migliore tra i film dell’Uomo Ragno e comunque uno dei più riusciti capitoli dell’Universo Marvel, continuamente proteso verso il vero significato di eroismo insito nel personaggio, restituendo alcuni aspetti del fumetto come la sua dedizione al sacrificio per le persone che ama.
Sicuramente, la pellicola è uno spartiacque per le avventure del supereroe ed è curioso riflettere su come questo possa essere un ottimo capitolo finale per il personaggio di Holland ma anche l’inizio di altre trame straordinarie.