The Batman – La recensione del cinefumetto con Robert Pattinson

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Di Massimo Vozza

Dopo più di due anni dall’inizio delle riprese e poco meno di uno dalla loro conclusione, arriva finalmente in sala l’attesissimo nuovo reboot sul cavaliere oscuro. Lo sposalizio tra Batman e il cinema ha preso strade diverse in quasi sessant’anni di storia e continua a prenderle: non si tratta tanto del grado di qualità del prodotto (o comunque non solo), il quale è anche influenzato dal gusto personale del singolo spettatore, ma dell’oggettivo differente approccio, per quel riguarda tono ed estetica, che, di volta in volta, ogni cineasta decide di adottare. Se Burton ci aveva trasportati nel suo personale mondo gotico pieno di disadattati e Nolan ci aveva spinti nel pieno dell’azione, spudoratamente contemporanea e vicina alla cultura statunitense (nonostante il regista sia inglese), Reeves ci fa precipitare direttamente nella mente dell’uomo pipistrello, attraverso una reinterpretazione in chiave thriller, accattivante e costantemente rispettosa nei confronti della fonte dalla quale attinge personaggi e narrazione, pure quando se ne discosta coraggiosamente. Nello specifico, è evidente l’aver tenuto a mente, da parte del regista e del co-sceneggiatore Peter Craig, le miniserie a fumetti come Anno uno (1987) e Il lungo Halloween (1996-1997); ciò è dimostrato dall’importanza data alla criminalità organizzata all’interno del racconto (la presenza di Falcone è tutt’altro che una nota di colore come i riferimenti a Maroni), al voler raccontare gli inizi dell’attività del giustiziere (nel film è appena iniziato il suo terzo anno di attività) e di come questa vada poi a influenzare gradualmente la stessa Gotham. E poi il rapporto con Selina Kyle/Catwoman e la catena di delitti sui quali i protagonisti indagano (la quale, azzardiamo, ci ricorda piacevolmente Seven di David Fincher).

A sorprendere però è ciò che si discosta, la maniera in cui le carte in tavola vengono rimescolare e distribuite per l’ennesima volta, senza infrangere le regole. Non è tanto il non inserire il cosiddetto Festa e mettere dentro l’Enigmista, altra mente nella quale Reeves ci trasporta e che è poi riflesso speculare di quella dell’eroe stesso, ma di altri due fattori: uno prettamente cinematografico che mostra la rinuncia a un’estetica fumettistica senza tradire l’atmosfera cupa, piena di ombre e contrasti, che contraddistingue gli albi maggiormente popolari su Batman, grazie anche all’eccellente fotografia di Greig Fraser, e l’altro narrativo, tematico, che osa nel raccontare la linea, mai così sottile, che separa giusto e sbagliato, bene e male, vendetta e speranza. Rispetto a tanti altri cinecomic le sequenze d’azione non ne fanno da padrone ma sono ben girate e inserite nel racconto nella maniera più opportuna per mantenere il ritmo calzante il maggiormente possibile (e questo elemento è essenziale qui, in primis perché si sfiorano le 3 ore di film).

A venire esaltato sin da subito è l’uso della musica: Michael Giacchino ha raggiunto con The Batman l’apice della carriera (finora), attraverso una composizione memorabile, piena di sfumature e perfettamente attinente all’immagine; accompagnano un interessantissimo e continuo utilizzo dell’Ave Maria di Schubert e quello di Something in the Way dei Nirvana. Non è un caso che per definire il Bruce Wayne di Pattinson possa andare bene il termine grunge: il film non ci mostra il ritratto solito del donnaiolo privilegiato dell’alta società (non ancora quantomeno) ma quello di un solitario emarginato, convinto che senza maschera non potrebbe riuscire ad aiutare la sua città, politicamente e culturalmente collusa, malata. Robert Pattinson incarna silenziosamente il personaggio senza sbavature ma è nei momenti in cui si esprime pienamente a parole, rivolte agli spettatori e a se stesso, dove si nota la perfetta incarnazione di questo eroe e della sua filosofia. Degna di nota Zoë Kravitz nel ruolo della sensuale Selina Kyle, la quale alterna forza e fragilità in ugual misura, così come il resto del cast (Colin Farrell, Jeffrey Wright, Andy Serkis, John Turturro e Peter Sarsgaard). A brillare davvero tra i comprimari è però Paul Dano nel ruolo dell’Enigmista, al punto che avremmo voluto vederlo di più in scena (e soprattutto senza maschera).

Ovviamente non mancano easter egg e anticipazioni di quel che sarà (o potrà essere) il futuro di questo nuovo filone narrativo sull’uomo pipistrello ma, seppur alcune siano davvero solo ipotesi, non vorremo anticipare comunque nulla al riguardo. Sono passati solo dieci anni dalla conclusione della trilogia nolaniana e siamo ancora in attesa di vedere l’ultima interpretazione di Affleck nel ruolo del cavaliere oscuro in The Flash, eppure l’opera di Matt Reeves non ci appare affatto in anticipo sui tempi, anzi arriva come una manna dal cielo per i fan di Batman e non: perché volersi godere un bel film d’intrattenimento è un piacere senza tempo, e in questo caso poi il bel film d’intrattenimento è anche un cinecomic che, a differenza di quasi tutti gli ultimi prodotti simili, riesce a camminare con le sue gambe da solo. E lo fa davvero alla grande.

VOTO: ★★★★


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