The Lighthouse – La recensione del thriller psicologico con Willem Dafoe e Robert Pattinson

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Di Simone Fabriziani

Sul finire dell’Ottocento, su una remota isola al largo della costa del New England, due guardiani del faro rimangono intrappolati e isolati a causa di una tempesta apparentemente senza fine. Finiscono così con l’ingaggiare una battaglia contro la propria volontà mentre aumentano le tensioni a causa delle forze eccessive e misteriose (reali o meno) che li circondano. Presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del 72° Festival di Cannes e poi con successo di critica al Toronto International Film Festival, The Lighthouse non ha ancora una data di uscita nelle sale italiane.

Distribuito in USA da A24 e sul mercato internazionale da Focus Features, il secondo lungometraggio dietro la macchina da presa di Robert Eggers è la conferma del talento cristallino di un autore (anche dietro la fase di stesura della sceneggiatura originale) che già aveva dato prova di voler e saper raccontare con inusuale maestria storie oscure incorniciate dalla preziosa atmosfera di un’America antica, d’altri secoli, quasi letteraria ed imbevuta nel folklore più ancestrale. Nel notevole The VVitch (2015) era l’America fetale del XVII secolo, quella del Puritanesimo in ascesa e della paura delle streghe, qui è invece l’America desolata e solitaria del XIX, eppure sembra di vivere il racconto in un accecante bianco e nero senza tempo.
Essenzialmente composto dal confronto/scontro tra due soli protagonisti (Robert Pattinson e Willem Dafoe), The Lighthouse si presenta allo spettatore più smaliziato come  un incubo dalle forme dell’Espressionismo tedesco imbevuto di echi alla letteratura “di mare” del XIX secolo; impossibile quindi non sentire lontani eppure così vicini i richiami ad opere seminali come “La ballata del vecchio marinaio” di Samuel Taylor Coleridge e “Moby Dick” di Herman Melville. Ma oltre al mero citazionismo e al gioco della preziosità cinematografica della realizzazione visuale del lungometraggio (un plauso va al direttore della fotografia Jarin Blashcke), c’è di più.

The Lighthouse è difatti ancora una volta una mera speculazione cinematografica sugli effetti (veri o presunti) della superstizione nell’animo umano; ancora una volta siamo nel New England (stavolta nelle remote coste dello stato americano) come in The Witch, e di nuovo i protagonisti sono avviluppati in un’atmosfera da tempo immobile, dal sapore eterno ed ancestrale. Abbandonati sulla minuscola  isola rocciosa, il ruvido capitano di mare Thomas Wake (Willem Dafoe) e il misterioso giovane Ephraim Winslow (Robert Pattinson) saranno i protagonisti di un nuovo inganno della mente e dei suoi preconcetti. Più prepotentemente rispetto al film precedente, The Lighthouse si impone come ennesima disamina di Eggers sul pregiudizio umano e sulla costruzione di una vera e propria mitologia narrativa per la vecchia America, anch’essa fondata sulle rigide costruzioni mentali del Puritanesimo.

The Lighthouse è una nuova fiaba oscura, dove nulla e nessuno sono quello che sembrano, e dove le maschere della vera natura dell’animo umano decadono in preda agli influssi della superstizione. Più che Coleridge e Melville, siamo nelle zone della trasfigurazione in mitopoiesi greca, addirittura. Con due interpreti principali in stato di grazie.

VOTO: 8/10


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