Di Michele Gerace
1956 – Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Suor Irene viene chiamata a compiere un nuovo miracolo, ritrovandosi ad affrontare Valak che, servendosi di un tramite, è alla ricerca di un’antica reliquia sacra da tempo perduta.
Il film segue i binari classici dell’horror esoterico, suddividendosi infatti in tre atti. Il primo ci mostra una serie di morti sospette e violente, riprendendo al contempo le storie dei due protagonisti. Ritroviamo Suor Irene al convento in Romania, provata dall’esperienza traumatica vissuta nel primo capitolo, mentre vediamo Maurice lavorare come tuttofare in un collegio femminile in Francia, dove stringe un legame particolare con Kate, insegnante di letteratura, e sua figlia Sophie, dolce bambina vittima di angherie da parte delle sue compagne. Nel secondo atto ci si concentra invece sulle indagini che porteranno poi allo scontro finale contro il Male nel terzo atto.
In questo sequel la trama si presenta più solida e coerente rispetto al primo, anche se i personaggi continuano ad essere poco caratterizzati. Salta proprio all’occhio la poca attenzione data nel cercare di rendere tridimensionali i vari soggetti del film, soprattutto per quanto riguarda quelli secondari che rimangono appena abbozzati. È il caso di Suor Debra, consorella di Suor Irene, di cui ci viene dato appena un accenno riguardo il suo passato all’inizio del film per poi rimanere completamente sullo sfondo. Anche Kate, presentata come interesse amoroso di Maurice, di lei sappiamo solo che è un’insegnante di letteratura e che è la madre di Sophie. Questo purtroppo va ad inficiare la creazione di un attaccamento emotivo del pubblico con i personaggi, con conseguente perdita della sensazione di rischio quando questi si ritrovano in situazioni potenzialmente mortali.
Il cuore pulsante della pellicola rimangono comunque le due suore: Suor Irene e Valak, due facce (il Bene e il Male) della stessa medaglia, la Fede. Molto interessanti sono i loro incontri ravvicinati, su cui il regista concentra tutta la sua creatività e ispirazione. Degna di nota è la scena nel vicolo dove Suor Irene si ritrova davanti ad un’edicola le cui riviste, sfogliandosi al vento, ricreano con le loro pagine la sagoma di Valak.
Ben riusciti sono i jump scare, alcuni meglio di altri, ma distribuiti bene all’interno dello svolgimento. Anche a livello estetico The Nun II risulta piacevole da guardare, la fotografia riesce a trasmettere tutte le atmosfere tipicamente horror, ed è potenziata dal comparto sonoro che dona la giusta tensione all’azione.
The Nun 2 arriva nelle sale italiane con Warner Bros. da mercoledì 6 settembre
VOTO: ★★★