Di Simone Fabriziani
Joan Castleman (Glenn Close) è stata per quarant’anni la moglie perfetta. All’ombra del carismatico marito Joe (Jonathan Pryce), ne ha favorito la carriera da scrittore e ne ha ignorato l’infedeltà, accettando compromessi e bugie. Joan, però, ha raggiunto il suo livello massimo di sopportazione e, alla vigilia del premio Nobel al marito, decide di riprendersi in mano la sua esistenza, riscoprendosi come donna. Tratto dal romanzo omonimo di Meg Wolitzer, arriva nelle sale italiane il 4 ottobre con Videa Distribuzione The Wife – Vivere nell’ombra.
Diretto dal regista svedese Bjorn Runge, The Wife è stato presentato in anteprima mondiale lo scorso anno durante la kermesse del Toronto International Film Festival, generando reazioni tiepide ma più che calorose nei confronti delle performance dei due protagonisti. Racconto dalle tinte spesso favolistiche e proprie del cautionary tale, The Wife analizza le conseguenze dei valori del maschilismo e del cosiddetto machismo nella cultura occidentale con garbo e marcata formulaicità nella stesura della sceneggiatura, curata da Jane Anderson.
L’approccio fin troppo lineare della sceneggiatura della Anderson e il gusto teatrale della regia dell’autore svedese è però controbilanciato dall’alchimia tra John e Joan, la coppia protagonista i cui volti sono quelli di Glenn Close e Jonathan Pryce, qui mai stati così duttili. La lenta presa di coscienza di una propria identità femminile schiacciata da decenni di soprusi e velenosi compromessi è tutta sulle spalle del volto e degli occhi di Joan Castleman, una Close al massimo dispiegamento delle sue versatili capacità attoriali. Il vulcano in lenta eruzione delle moglie protagonista si legittima grazie al lavoro di sottrazione di lei, di pomposa reverenza nel ritratto di Pryce.
Una favola di empowerment tutta al femminile che, in tempi odierni di soverchiamento pubblico delle sovrastrutture maschili, troverà una sua eco nelle sale cinematografiche e nel possibile passaparola.
VOTO: 7/10