Di Marco Ascione
Ambientato in Africa occidentale nel 1823 The Woman King ci racconta dell’esercito Agojie formato da sole donne nel regno di Dahomey. L’impero Oyo e le forze europee vogliono impadronirsi del regno ma Nanisca (Viola Davis), generale dell’esercito Agojie, ha l’incarico di addestrare nuove reclute per proteggerlo e trovare un modo alternativo al commercio degli schiavi per farlo prosperare.
Due delle tematiche importanti affrontate dal film diretto da Gina Prince-Bythewood sono l’emancipazione femminile e la volontà delle donne di non sottomettersi alle leggi degli uomini, nonostante ad esse debbano pur sempre rispondere. A queste si aggiunge il sotto-testo riguardante la falsa libertà di cui godono le Agojie: nel momento in cui decidono di far parte dell’esercito non possono fare altro che servire il proprio re rinunciando ad avere figli, a sposarsi e ad ambire a qualcosa di personale.
La decisione di combattere per il regno si rivela più una scelta obbligata che sentita: le donne scelgono questa vita perché vogliono fuggire dai soffocanti obblighi imposti dalla società patriarcale. Nanisca vuole rendere le sue donne libere di scegliere, iniziando dal porre fine alla tratta degli schiavi e ambendo a farsi incoronare dal re come sua regina. Il grande potenziale della storia non viene però sfruttato, privando il pubblico della possibilità di emozionarsi; il film difatti non riesce a far vivere le atrocità subite e commesse dalle Agojie finendo per diventare una caricatura della storia che intende raccontare.
Complice l’uscita ravvicinata di Black Panther: Wakanda Forever, sembra quasi di avere a che fare con la brutta copia del film della Marvel. Durante la visione del film viene naturale pensare “Forza Wakanda!” piuttosto che “Forza Dahomey”, la costruzione delle battaglie e i colpi di scena, incapaci di sorprendere il pubblico, ricordano gli episodi eliminati della serie anni ’90 di Xena – la principessa guerriera: l’eco dell’urlo del personaggio iconico è costante.
La storia d’amore impossibile e poco sviluppata tra la co-protagonista, nonché combattente Nawi (Thuso Mbedu) e Malik (Jordan Bolger), consigliere del commerciante europeo Santo Ferreira (riconosciuto dai fan di After come Hero Fiennes Tiffin), si presenta con l’intento di catturare emotivamente il pubblico. Tuttavia, anche qui The Woman King fallisce, finendo per ricordare una versione poco curata della storia disneyana tra Pocahontas e John Smith.
Il film non rende giustizia alle soldatesse del regno Dahomey, portando lo spettatore a non prendere sul serio le tematiche che intende affrontare. Una scrittura debole con tanto di dialoghi scadenti, accompagnata da una regia che non è riuscita a rappresentare al meglio gli eventi descritti, ha dato vita ad un prodotto deludente. The Woman King è il classico esempio di quel tipo di cinema che non prende sul serio la tematica che affronta, pensando che solamente partendo da un’idea geniale si possa fare un buon film.
The Woman King diretto da Gina-Prince-Bythewood e basato su eventi reali uscirà nelle sale il 1 dicembre, distribuito da Sony Pictures Entertainment.
VOTO: ★★