Top Gun: Maverick – La recensione dell’atteso sequel con Tom Cruise
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Di Simone Fabriziani
Dopo più di trent’anni di servizio nella Marina, il Tenente Pete “Maverick” Mitchell (Tom Cruise) è proprio dove vorrebbe essere: un pilota coraggioso che può spingersi oltre ogni limite, cercando di schivare l’avanzamento di carriera che metterebbe un freno alla sua libertà. Quando viene chiamato ad allenare un distaccamento di allievi dell’accademia Top Gun per una missione specializzata che nessuno al mondo ha mai portato a compimento, Maverick incontra il Tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), nome in codice “Rooster”: è il figlio dell’amico di Maverick, il Tenente Nick Bradshaw, detto “Goose”. Alle prese con un futuro incerto e con i fantasmi del passato, Maverick deve confrontarsi con le sue paure più profonde, fino ad una missione che richiederà il sacrificio ultimo di quelli che sceglieranno di parteciparvi.
Arriva nelle sale italiane mercoledì 25 maggio e in anteprima in sale selezionate sabato 21 e domenica 22 maggio Top Gun: Maverick, sequel diretto dal cult del 1986 diretto dal compianto Tony Scott. Qui al timone della regia c’è lo statunitense Joseph Kosinski, che già aveva avuto dimestichezza nell’affrontare dietro la macchina da presa seguiti cinematografici di lungometraggi di culto; è infatti l’autore dietro alla sorprendente visione futuristica di Tron:Legacy (2010), sequel del film Disney Tron del 1982, con il premio Oscar Jeff Bridges.
Se nel film targato Disney si rifletteva sui pericoli e il fascino delle nuove tecnologie computeristiche adattando la narrazione e l’apporto visivo ai progressi stessi dell’informatica e degli effetti speciali, in Top Gun:Maverick il regista Usa mette in atto un approccio similare eppure allo stesso tempo opposto: dopo ben 36 anni dall’uscita del film Top Gun di Tony Scott, Kosinski rifiuta solo in parte la carica maschilista e testosteronica del lungometraggio capostipite per realizzare una riflessione cinematografica sull’eredità e sul rapporto tra le vecchie e le nuove generazioni, tutto costruito sul volto ruvido e agé dell’ormai “super-uomo” del cinema americano contemporaneo Tom Cruise. Insuperato produttore dei suoi stessi action movie (dagli ultimi, adrenalinici capitoli della saga di Mission:Impossible a quella di Jack Reacher), con Top Gun:Maverick Tom Cruise suggella definitivamente il patto con se stesso e con il suo insaziabile bisogno di velocità, fuori e dentro il set cinematografico.
Proprio in questo sequel più che in altri film precedenti con protagonista l’attore statunitense, si consacra il mito di Cruise attore e star definitiva, totalizzante ed auto-riferita, everyman che accorcia le distanze tra passato di se stesso (il film di Tony Scott che lo ha portato al successo di botteghino) e il suo presente, ancora a caccia di futuro. Un futuro però come non mai sempre più incerto, attanagliato dai fantasmi del suo passato, dall’età che avanza e dalla (s)fiducia verso le nuove generazioni, malriposta.
In Top Gun:Maverick si riflette con intelligenza narrativa e poca indulgenza su queste tematiche senza però abbandonare schemi e stilemi che avevano reso il primo capitolo un guilty pleasure mascolino e testosteronico forse un po’ troppo invecchiato male. Anche in questo sequel difatti, la visione del mondo (sia quello di prossimità dei nuovi e vecchi personaggi che quello globale) è prettamente ego-riferita ai “maschietti” che salveranno il mondo ancora una volta, come se in trentasei anni di distanza tra il primo e il secondo film nulla sia sostanzialmente cambiato nelle pratiche di (dis)uguaglianza tra uomo e donna nella società post-moderna.
Un vero peccato per un sequel tecnicamente anche piuttosto riuscito, che sfodera il suo meglio quando entrano in scena le roboanti sequenze d’azioni ad alta quota, le solenni ed orchestrali note musicali composte da Lorne Balfe, Hans Zimmer e Lady Gaga (sua la già orecchiabilissima “Hold My Hand”), i nuovi personaggi interpretati da Jennifer Connelly e Miles Teller, il cammeo emotivo di Val Kilmer. Ma forse tutto questo, al giorno d’oggi, non può e non deve bastare più; per questo motivo Top Gun: Maverick farà particolarmente felici gli spettatori (maschi) ormai di mezza età che sono cresciuti a pane e film di Tony Scott nel lontano 1986, cristallizzati ancora una volta da un film per certi versi fieramente anacronistico che molti additeranno come malcelatamente “maschilista”.
Top Gun: Maverick arriva nelle sale italiane con Eagle Pictures a partire da mercoledì 25 maggio, in anteprima in sale selezionate sabato 21 e domenica 22 maggio