Underworld: Blood Wars – La recensione

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Di Simone Fabriziani

Tra spade affilate e pistole cariche, tra proiettili fumanti e antiche lame, tra vampiri e licantropi, al quinto capitolo cinematografico la saga popolare di Underworld  continua a passarsela (piuttosto) bene.

Il quinto film della serie horror/fantasy iniziata nel 2003 con una Kate Beckinsale in ascesa perde il pelo ma non il vizio: il culmine dell’eterna lotta tra vampiri e lycan raggiunge il suo climax emotivo con la lotta di sangue iniziata dal sinistro consiglio dei succhiasangue arroccato nella gotica Budapest; a minacciare l’esistenza della tribù di vampiri c’è lo spietato licantropo Marius (Tobias Menzies), pronto a scatenare una lotta senza quartiere che porrà fine a tutte le secolari rivalità fra le due razze. Ma ci sarà chi cospirerà contro entrambe le parti, e chi invece inaspettatamente rivendicherà l’antica casata dei vampiri per diritto di sangue.
Rocambolesco, schizzato, parossistico, sfrenatamente sexy e orgogliosamente “tamarro”, Underworld: Blood Wars è il capitolo della saga inizia da Len Wiseman e qui continuata da Anna Foerster più vicino alle dinamiche del fantasy contemporaneo: sempre meno horror e molto più legato alle suggestioni e agli intrecci narrativi della serialità televisiva paragonabile a Il trono di spade, il quinto tassello è dunque paradossalmente il più fruibile dei precedenti quattro, e forse il più avvincente.
Non mancano di certo le innumerevoli ingenuità narrative e le parossistiche sequenze d’azione sempre più vicine alla realtà virtuale di gioco che all’ampio respiro del grande schermo, ma dopo 14 anni di ottimo incasso e di discreto seguito popolare internazionale, non ci si riesce proprio a non difendere l’ultimo tassello tamarro delle sanguinose avventure della vampira Selene.
E no mancano di abbellire il cast star britanniche del cinema e della tv più recente che in molti riconosceranno per le svariate partecipazioni sul piccolo schermo: dal giovane Theo James alla Irene Adler Lara Pulver della serie fenomeno Sherlock, fino all’inflessibile Charles Dance, indimenticabile Tywin Lannister ne “Il Trono di spade”.

VOTO: 6/10




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