Di Daniele Ambrosini
Quando abbiamo sentito di Loving Pablo ci siamo chiesti se ci fosse ancora bisogno di altre opere dedicate a Pablo Escobar dopo i recenti Narcos, El Chapo e Escobar: Paradise Lost. Ammettiamo di essere entrati in sala aspettandoci un film mediocre e poco necessario, ma ne siamo usciti piacevolmente sorpresi. Loving Pablo di Fernando Lèon de Aranoa è infatti un film frizzante e dal gusto pop, che non aggiunge molto alla storia del narcotrafficante più famoso del mondo, ma che la ripropone una prospettiva inedita ed interessante, quella di una delle sue amanti.
Virginia Vallejo è una giornalista televisiva di successo in Colombia che un giorno viene invitata ad uno dei party di Pablo Escobar, giovane e ricchissimo uomo in ascesa. Nessuno sa da dove vengano realmente i suoi soldi in un primo periodo, perciò Escobar era pienamente inserito nell’alta società colombiana. Tra i due nasce una storia d’amore logorante che li ha legati l’una all’altro fino alla fine. Il film copre l’arco di tempo che va dall’ascesa del cartello di Medellin nei primi anni ’80 alla morte di Escobar.
Loving Pablo si prospettava come il film della mostra che le persone avrebbero amato odiare, ma incredibilmente oggi quel titolo è stato rivendicato a gran voce da Madre! di Aronofsky. Stupisce che nonostante un soggetto così usurato Aranoa riesca comunque a creare un film godibilissimo – molto curato dal punto di vista registico e scritto in modo dinamico – che assolve appieno al suo proposito di intrattenere e divertire lo spettatore. Tra i protagonisti Javier Bardem fa un lavoro decisamente migliore di quello di Penelope Cruz, poco credibile quando recita in inglese e vero punto debole del film. Certo, Loving Pablo è comunque una pellicola patinata che segue una struttura piuttosto semplice e che non gestisce al meglio le tempistiche della storia, ma è innegabile che Aranoa abbia creato qualcosa di inaspettatamente interessante, pur senza aver aggiunto molto alla materia d’origine. Una durata leggermente ridotta avrebbe comunque giovato, così come la scelta di girarlo interamente in spagnolo sarebbe stata molto più azzeccata.
VOTO: 6,5/10