Venezia 74: Madre! – La recensione dell’horror di Darren Aronofsky con Jennifer Lawrence

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Di Simone Fabriziani

I primi, roboanti fischi alla Mostra del Cinema di Venezia 74 arrivano per l’attesissimo Madre!, nuovo horror scritto e diretto da Darren Aronofsky con un cast da far tremare Hollywood. In concorso per il Leone d’Oro, “Madre!” è anche la nostra prima bocciatura cocente per un titolo della selezione a caccia di riconoscimenti. Ecco perché.


Una coppia viene sconvolta della loro tranquillità nella sinistra casa di campagna quando due ospiti inattesi irrompono a portare scompiglio; sarà l’inizio di un incubo ad occhi aperti per i due protagonisti interpretati da Jennifer Lawrence e Javier Bardem.
Accompagnato da un battage pubblicitario sinistro e misterioso allo stesso tempo, Madre ha suscitato sin dalle prime immagini il sacro terrore dei detrattori della filmografia dell’autore di Requiem for a Dream  e Il cigno nero e l’esaltazione dei più fedeli. Il risultato dell’ambizioso thriller dalle tinte orrorifiche è una cocente delusione sotto molti punti di vista.

Troppo semplice analizzare la delusione in termini di slot assegnatogli all’interno del concorso di Venezia 74 (del tutto immeritato), ciò che realmente annulla le suggestioni, che distruge letteralmente il terrore dal volto eternamente sconvolto della protagonista è il ricorso invasivo ad un finale ciclico che sa più di slavata favoletta gotica sul fardello fisico e psicologico della maternità che non di intelligente (de)strutturazione degli stilemi del genere horror per il grande schermo.
Quello che invece salva soltanto parzialmente il film di Aronofsky dal fallimento delle sue non poche ambizioni è (senza grandi sorprese) il volto, gli occhi, il corpo di Jennifer Lawrence: è attraverso i suoi sospiri, la sua incredulità, le sue grida di dolore che echeggiano attraverso le mura scricchiolanti di una casa con più di un oscuro segreto ad elevare il deludente Madre! ad una tentata riflessione su più di un tema scottante: dalla annunciata maternità, alla paura degli estranei, dall’ambizione artistica fino alla denuncia del fanatismo culturale.
L’ultimo film di Aronofsky è un claustrofobico mèlange di molte, forse fin troppe suggestioni, trovate, colpi di scena (alcuni visivamente azzeccati) che non meritano la conclusione stereotipata assegnata al compimento della narrazione principale. Un’occasione d’oro in partenza, sprecata in itinere e morta prima di arrivare alla sua conclusione.
Nel cast anche gli inutilizzati Michelle Pfeiffer, Ed Harris, Domnhall e Brian Gleeson.

Voto: 5/10