Venezia 74: Suburbicon – La recensione della sorprendente dark comedy di George Clooney

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Di Simone Fabriziani

Nato dalle ceneri di una sceneggiatura abbozzata da Joel e Ethan Coen nei primi anni dello loro carriera, Suburbicon  è l’esilarante sposalizio tra la mente dei geniali e caustici fratelli e il rimaneggiamento dello script da parte di Grant Heslov e George Clooney, qui alla sua sesta esperienza dietro la macchina da presa.

Il risultato è un felicissimo connubio tra le ambizioni noir di periferia ed urgente ma sempre attuale invettiva contro le spinte sociali e culturali di una America baluardo della “occidental way of life” ma che puzza tanto di cinismo ed animalesca sopraffazione.
La parabola discendente di Gardner Lodge (Matt Damon), slavato cittadino americano di periferia, viene messa in moto quando un’irruzione inaspettata nella sua casa mette a repentaglio le vite di sua moglie (Julianne Moore) e suo figlio, con conseguenze imprevedibili. Nel frattempo, la scia di violenza nella pacificxa comunità di Suburbicon si innalza con l’arrivo dei nuovi vicini di colore.
Nonostante la mano dei fratelli Coen sovrasti le abilità registiche di Clooney in più di un tratteggiamento dei personaggi, nelle loro nevrosi, debolezze e parossistici cinismi, al regista/attore di Good Night, and Good Luck e Le idi di Marzo va però riconosciuta una messa in scena tutta improntata sul gioco cinefilo a stilemi e pellicole degli anni ’50; impossibile non riconoscere gli innumerevoli omaggi al cinema di Alfred Hitchcock e Douglas Sirk rivissuti in veste elegantissima dal commento musicale di Alexandre Desplat, qui novello Bernard Herrmann che enfatizza con bassi, archi e contrappunti orchestrali il bigottismo del “piccolo angolo di Paradiso”di una periferia americana sporca e cattiva perseguitata da tensioni e pregiudizi sociali vecchi come il mondo, attuali e pregnanti in una America odierna che sta ancora facendo i conti con la sua Storia e con le proprie debolezze sociali, fragili fili intessuti in una nazione occidentale insanabilmente perduta nelle sua ansie suprematiste.
VOTO: 8/10

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