Di Massimo Vozza
Questa edizione della Mostra del cinema di Venezia è ormai oltre il giro di boa e la stanchezza
sembra aumentare di pari passo alla scarsa qualità della maggioranza dei film. La controprova è
nel non riuscito Guest of Honour dove torna innanzitutto il tema della famiglia, nello specifico il
difficile rapporto tra un padre e una figlia, in un dramma dalle tinte thriller che gira intorno al senso
di colpa e alla redenzione.
sembra aumentare di pari passo alla scarsa qualità della maggioranza dei film. La controprova è
nel non riuscito Guest of Honour dove torna innanzitutto il tema della famiglia, nello specifico il
difficile rapporto tra un padre e una figlia, in un dramma dalle tinte thriller che gira intorno al senso
di colpa e alla redenzione.
Passando da un diverso piano temporale all’altro, l’opera racconta la complicata relazione tra Jim,
ispettore sanitario ed ex ristoratore, e la figlia Veronica, una giovane insegnante di musica. In
seguito a uno scherzo vendicativo finito male, la donna viene condannata per abuso di autorità nei
confronti del diciassettenne Clive; seppur innocente, Veronica pensa però di meritare una
punizione per reati commessi tempo prima, reati che Jim inizia pian piano a scoprire.
ispettore sanitario ed ex ristoratore, e la figlia Veronica, una giovane insegnante di musica. In
seguito a uno scherzo vendicativo finito male, la donna viene condannata per abuso di autorità nei
confronti del diciassettenne Clive; seppur innocente, Veronica pensa però di meritare una
punizione per reati commessi tempo prima, reati che Jim inizia pian piano a scoprire.
La ricerca e il giungere ad una rivelazioni sarebbero essenziali in un film con una simile trama che
si presta particolarmente al cinema di genere, eppure il regista e sceneggiatore canadese di origini
armene Atom Egoyan preferisce non rendere mai interessanti gli eventi che scopriamo attraverso i
flashback, rivelando inoltre troppo presto la maggior parte degli elementi che servono per
ricomporre un puzzle tutto sommato semplice e poco accattivante nella sua forma finale.
Necessitava invece un’attenzione più curata il percorso psicologico dei due protagonisti,
potenzialmente più avvincente, e l’incomprensione reciproca che ha intaccato il loro legame;
nonostante sia loro riservata una buona presentazione, soprattutto per quel che riguarda Jim, la
cui meticolosità nel lavoro e indole tranquilla vengono immediatamente colte dallo spettatore, i due
si perdono nei meandri di una storia che non va da nessuna parte, in particolare modo dal punto di
vista emozionale, e aggiungerei stranamente visto che la vita riserva loro una serie di lutti non
indifferenti. Per non parlare poi dei traumi, motori principali dell’intero film, che non ci è dato sapere
come abbiano inciso sul lungo arco temporale dell’esistenza di padre e figlia che ci viene tenuto
nascosto, come se non esistesse un percorso tra l’incidente scatenante avvenuto durante l’infanzia
della ragazza (per non parlare del successivo durante l’adolescenza) e la dissoluzione della
famiglia della quale siamo informati quando Veronica è già detenuta e adulta.
si presta particolarmente al cinema di genere, eppure il regista e sceneggiatore canadese di origini
armene Atom Egoyan preferisce non rendere mai interessanti gli eventi che scopriamo attraverso i
flashback, rivelando inoltre troppo presto la maggior parte degli elementi che servono per
ricomporre un puzzle tutto sommato semplice e poco accattivante nella sua forma finale.
Necessitava invece un’attenzione più curata il percorso psicologico dei due protagonisti,
potenzialmente più avvincente, e l’incomprensione reciproca che ha intaccato il loro legame;
nonostante sia loro riservata una buona presentazione, soprattutto per quel che riguarda Jim, la
cui meticolosità nel lavoro e indole tranquilla vengono immediatamente colte dallo spettatore, i due
si perdono nei meandri di una storia che non va da nessuna parte, in particolare modo dal punto di
vista emozionale, e aggiungerei stranamente visto che la vita riserva loro una serie di lutti non
indifferenti. Per non parlare poi dei traumi, motori principali dell’intero film, che non ci è dato sapere
come abbiano inciso sul lungo arco temporale dell’esistenza di padre e figlia che ci viene tenuto
nascosto, come se non esistesse un percorso tra l’incidente scatenante avvenuto durante l’infanzia
della ragazza (per non parlare del successivo durante l’adolescenza) e la dissoluzione della
famiglia della quale siamo informati quando Veronica è già detenuta e adulta.
Probabilmente questo non sarebbe bastato a farci parlare di un buon film ma ne avremmo
comunque lodato la cura e attenzione che non possono semplicemente fermarsi a un discreto
montaggio, qualche inquadratura ben studiata dal punto di vista della fotografia e l’attenzione della
macchina da presa per alcuni dettagli. Lodevole resta comunque l’interpretazione di David Thewlis
affiancato ahimè da una mortificante Laysla De Oliveira e un Luke Wilson nel ruolo di un prete che
serve come pretesto per creare una sorta di cornice alla storia. Guest of Honour è quindi una titolo
tutt’altro che ispirato e accattivante, il quale sembra seguire un canavaccio piuttosto che una vera
e propria sceneggiatura strutturata e profonda. Faceva freddo in sala ma la colpa vi assicuro non
era solo dell’aria condizionata.
comunque lodato la cura e attenzione che non possono semplicemente fermarsi a un discreto
montaggio, qualche inquadratura ben studiata dal punto di vista della fotografia e l’attenzione della
macchina da presa per alcuni dettagli. Lodevole resta comunque l’interpretazione di David Thewlis
affiancato ahimè da una mortificante Laysla De Oliveira e un Luke Wilson nel ruolo di un prete che
serve come pretesto per creare una sorta di cornice alla storia. Guest of Honour è quindi una titolo
tutt’altro che ispirato e accattivante, il quale sembra seguire un canavaccio piuttosto che una vera
e propria sceneggiatura strutturata e profonda. Faceva freddo in sala ma la colpa vi assicuro non
era solo dell’aria condizionata.
VOTO: 5/10