Venezia 76: No. 7 Cherry Lane – La recensione della bizzarra favola animata di Yonfan
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Di Daniele Ambrosini
No. 7 Cherry Lane, l’unico film animato in concorso a Venezia quest’anno, è sicuramente uno dei titoli più divisivi dell’intera manifestazione, per la sua natura bizzarra e strampalata, per il suo essere un film profondamente eccessivo nella forma e sfacciato nei confronti dello spettatore, che mette alla prova sballottandolo incessantemente, seppur con dolcezza e con un’estrema dose di lentezza. Insomma, l’opera di Yonfan è il classico film che viene recepito così come è stato pensato, ovvero senza mezze misure.
Sullo sfondo delle rivolte comuniste ed antibrittaniche di Hong Kong del 1967, No. 7 Cherry Lane racconta la storia di Ziming, uno studente universitario che viene ingaggiato dalla signorina Yu, ex rivoluzionaria in fuga da Taiwan, per fare ripetizioni alla figlia Meiling. L’apparente distacco di Ziming unito alla sua bellezza e prestanza fisica, lo fanno sembrare come un obiettivo quasi irraggiungibile per la signorina Yu e sua figlia Mieiling che, in momenti diversi e con modalità diverse, si innamorano del giovane. Lui instaura un rapporto privato con entrambe, portandole a vedere dei film e condividendo la magia del grande schermo, nasce così un triangolo amoroso.
No. 7 Cherry Lane è un film che ha un piglio letterario, che già a partire dalla onnipresente voce narrante ha il sapore di una vecchia fiaba popolare. La voluta artificiosità dei dialoghi, innaturali quanto puntuali e precisi, e l’assurdità delle situazioni in cui i protagonisti si ritrovano accrescono questa sensazione. Il suo incedere è lento e cadenzato e l’atmosfera che si respira è rarefatta e sognante, ma allo stesso tempo la messa in scena è vivace e coloratissima, in questo modo Yonfan, al suo primo film animato, costruisce un mondo sospeso, intangibile, appariscente quanto distante, che è espressione delle istanze della sua personale formulazione di una favola per adulti moderna, una favola smaliziata dai toni spensierati.
La visione artistica di Yonfan è estremamente precisa e non ammette nessun tipo di compromesso per rendere l’opera più accessibile. Il regista di Hong Kong spinge al limite le possibilità dell’animazione, realizzando un prodotto atipico, che non rispetta schemi o regole di nessun genere, ma che spazia e va dove l’immaginazione lo porta senza seguire una rotta precisa. La sua è un’opera divertente e divertita, in grado di intrattenere grazie al suo alto tasso di assurdità e a quel pizzico di dolcezza nostalgica che lo rende ancora più speciale. Certo, bisogna guardare No. 7 Cherry Lane con lo spirito giusto, bisogna essere disposti a fare delle concessioni, a fidarsi dell’autore e ad abbandonarsi alla narrazione, perché se lo si approccia con la mentalità sbagliata non se ne verrà mai a capo. Yonfan chiede molto agli spettatori, ma ricompensa quelli che sono in grado di lasciarsi andare, di abbattere le loro difese, di non di barricarsi dietro i muri della logica e dell’ordine, con un’esperienza narrativa e visiva che, per quanto imperfetta sia, non ha eguali. Un’esperimento davvero notevole.