Venezia 79: L’immensità, la recensione del film di Emanuele Crialese con Penelope Cruz

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Di Redazione

Il primo film italiano presentato tra quelli in concorso alla 79°Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2022 è L’immensità di Emanuele Crialese.

La storia si svolge negli anni ‘60, a Roma, ed è un mix tra un’operazione evocativa dell’epoca e un dramma esistenziale e familiare autobiografico del regista stesso. Non sappiamo quanto di realmente accaduto ci sia nel film e neanche ci interessa saperlo con certezza. Quel che è certo ed emerge pienamente è la narrazione umana che sostiene il progetto: Adri è una ragazzina che, totalmente immersa se non proprio sovrastata dal contesto alto borghese romano nel quale vive, sento di essere nata sbagliata. Adriana infatti si sente e sceglie di essere Andrea, un ragazzino, e lo fa nonostante l’epoca e le persone più vicine a lei non riescano a capire e ad accettare questo suo sentirsi altro rispetto al sesso biologico di appartenenza. Attuale e delicata è la questione sull’identità di genere ma Crialese, nel bene e nel male, cerca di renderla il maggiormente accessibile possibile finendo però non il risultare mai particolarmente coraggioso, quasi avesse voluto lasciare il pubblico in una comfort zone del cinema italiano dalla quale invece sarebbe meglio uscire.

Parallelamente porta avanti il rapporto con la madre, intrappolata in un matrimonio e un contesto che evidentemente non la rende felice nonostante l’amore per i figli; solo occasionalmente però questa storyline si ben intreccia con la tematica principale.

Tra gli spunti più interessanti de L’immensità vi è sicuramente il ruolo giocato dalla televisione e i varietà dell’epoca, con i loro personaggi iconici e le canzoni: non solo evasione per Andrea stesso ma per l’intera casa. Crialese ci trasporta dentro questo mondo mediatico nazionale attraverso le fantasie del giovane protagonista, evasioni che hanno lo scopo di idealizzare la figura materna e se stesso. Al di fuori di queste scene però, la messa in scena non riesce a ricreare perfettamente gli anni dell’ambientazione, tra scenografie e costumi un po’ cheap e una fotografia sin troppo pulita che lascia trasparire il digitale.

A deludere le aspettative però è soprattutto il materiale emotivo che promette un’esplosione che mai arriva, in un finale abbastanza irrisolto e troncato. Penelope Cruz nel ruolo della madre è decisamente la mattatrice assoluta del cast, capace di giocare su più registri e recitando prevalentemente in italiano, affiancata da un giovane cast promettente ma che ne ha ancora di strada da fare.
L’immensità debutta nelle sale italiane con Warner Bros. a partire da giovedì 15 settembre

VOTO: ★★★


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