Con il primo episodio di questa seconda stagione, Westworld ha sancito un cambio di rotta per la serie, una svolta e dunque un nuovo percorso. Scavare sempre di più nelle psicologie dei personaggi sembra il primo obiettivo degli sceneggiatori, che purtroppo non vengono ripagati dagli ascolti, piuttosto bassi, sul canale HBO. Eppure la serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy è una delle più coraggiose del piccolo schermo oggi.
Questo secondo episodio si apre con un flashback, non altro che retroscena della prima stagione, testimonianza ancora una volta di come questa seconda miri a mostrare ulteriori dettagli sulla genesi del parco a tema. Qui vi è il ritorno di Ben Barnes, nel ruolo di Logan, figlio di uno finanziatori del parco, e di Jimmi Simpson nei panni di William, futuro genero del finanziatore. Il primo assiste così a una dimostrazione delle attrazioni, dove la compianta Clementine esegue al piano “The Man I Love” di George Gershwin, brano che farà da leitmotiv ai flashback dell’episodio, che ci mostrano il disfacimento di Logan e l’ascesa di William, combattuto per il suo amore verso Dolores, in pieno stile Ex Machina. Nel presente invece continuano le macchinazioni di Dolores, che cerca di costituire la sua armata contro gli umani, uno sviluppo dello script che tanto ricorda la Daenerys de Il trono di spade, serie simbolo della stessa HBO; scontrandosi con Maeve, che mette in dubbio il suo concetto di libertà, tra le tante linee filosofiche della serie, di cui è sempre più densa in questa stagione. Sul versante cameo poi abbiamo quello sorprendente e inatteso di Giancarlo Esposito nei panni di Robert, in uno scontro con “l’uomo in nero” di Ed Harris.
Non perde lo smalto Westworld ma non vi è da stupirsi del considerevole calo di ascolti del primo episodio. Dopotutto il pubblico è stato fomentato da una prima stagione in continuo crescendo fino al climax inaspettato dell’ultimo episodio. Qui gli sceneggiatori tornano ad adagiarsi spulciando nel passato del parco, e preannunciando ogni volta una guerra imminente. Un po’ come la già citata Il trono di spade, ma non sono i draghi ad arrivare ad Approdo del re, i più attesi di stavolta, bensì i robot del parco a una fantomatica arma distruttiva. In fin dei conti il livello qualitativo, sul piano di regia e performance attoriali, non sembra calare, anzi, i nuovi sviluppi della sceneggiatura stanno offrendo una maggior tridimensionalità dei personaggi impendendo agli interpreti di ripetersi.
Cosa vogliamo di più dunque da Westworld? Non sono mancate scene a effetto in questo secondo appuntamento, magnifica la sequenza dell’incontro tra Harris ed Esposito, e le risposte ad alcune domande, abbastanza illuminante infatti il ricordo di Dolores fuori dal parco; ma una lunga preparazione al solo episodio finale che condenserà la vera azione della serie potrebbe risultare snervante per il più paziente degli spettatori. Un cliché a cui la serie non ci aveva abituati, poiché capace di reinventare e giocare sulla trama in ogni episodio in modo del tutto coraggioso. Ciò che ci aspettiamo dai prossimi episodi.