OSCAR 2016: L’Importanza di essere (Non) Protagonista

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Di Simone Fabriziani
Ogni anno, ben prima dell’inizio ufficiale della Awards Season, le case di distribuzione di tutta America sono in grande fermento per preparare, e promuovere, titoli e performance in una vera e propria “campagna Oscar”!
Non è difatti mistero che ricevere una candidatura, e poi vincere, l’ambita statuetta è anche e soprattutto una manovra di pubblicità, di promozione e di film giusto o performance giusta nel momento giusto; rari sono i casi in cui l’Oscar venga vinto da chi meriti veramente ( e ne sappiamo tutti qualcosa). 

Essendo la campagna di marketing una vera e propria manovra pubblicitaria per accaparrarsi quante più candidature in altrettante categorie, è consuetudine ormai da anni “posizionare” diverse performance in categorie differenti, soprattutto quando una precisa interpretazione svolge un ruolo ben più ampio del semplice “Non Protagonista”, o viceversa; e quest’anno di questi particolari casi ce ne sono diversi.

Il caso più eclatante è quello del film Carol di Todd Haynes, in cui le due superbe protagoniste Cate Blanchett e Rooney Mara si giocano entrambe il titolo di vera e propria protagonista del film; la realtà è che nell’economia della storia ad entrambe spetta questo titolo, ma in una anno cosi competitivo nella categoria Lead Actress come quello che stiamo vivendo sarebbe una follia promuovere entrambe le performance nella stessa categoria; la Weinstein Company, casa di produzione del film, ha saggiamente deciso cosi di ufficializzare la campagna Oscar per l’acclamato melodramma di Haynes: la Blanchett (titolare del film) è stata confermata come Lead, mentre la Mara in Supporting, rischiando quest’ultima di ottenere realisticamente la prima statuetta della sua carriera, forte anche già di una Palma d’Oro attoriale vinta a Cannes 2015 per il film.
Ma questo sarà forse l’anno in cui la Blanchett dovrà lottare, per la seconda volta in termini di candidature, contro se stessa in una performance altrettanto acclamata. Se in “Carol” ha stupito, in Truth di James Vanderbilt ha ancor di più incantato pubblico e critica nel ruolo della giornalista Mary Mapes, tanto da far pensare ad uno “split” di voti contro se stessa nella categoria Lead, risultando in un nulla di fatto in termini di candidature. Possibile? Matematicamente si. Probabile? Difficile che la interprete forse più acclamata quest’anno per il suo “body of work” nel 2015 rimanga a bocca asciutta, ma non ci stupiremmo ahimè se ciò dovesse accadere.
Un’altra performance femminile che ha fatto parlare di se nei vari festival autunnali dove è stata presentata è senza dubbio quella di Alicia Vikander nel discusso The Danish Girl di Tom Hooper. Generalmente considerata, e giustamente, come il vero e proprio cuore pulsante della storia narrata nella pellicola e quindi incontestabilmente Lead, pare invece che la Focus Feature promuoverà la performance della Vikander in Supporting per garantirsi un posto sicuro in più in una cinquina decisamente meno competitiva quest’anno rispetto alla Lead femminile. Al di là dell’illogicità di questa scelta (la Gerda Wegener di Vikander è incontrovertibilmente Protagonista), non ci riesce faticoso immaginarla tuttavia candidata come Supporting in un ruolo che, similarmente a quello di Jennifer Connelly in “A Beautiful Mind”, potrebbe portarle anche qualche statuetta importante.
Passiamo adesso alle performance maschili “in bilico”.
Molto più facile in questo caso la situazione di “category placement” dei due protagonisti dell’acclamato Beasts of No Nation di Cary Fukunaga. Se è vero che il piccolo e già talentuoso Abraham Attah è il Protagonista incontestabile della durissima vicenda raccontata dal war drama di Fukunaga, lo è altrettanto vero per lo straordinario Idris Elba. Ma forse è anche vero che il ruolo di Elba nel film, pur possedendo uno screentime pari a quello di Attah, non fa altro che “supportare” la performance del piccolo protagonista, confermando la decisione di Netflix di promuovere Elba come l’incontrovertibile Supporting del film.
Un’ultima notizia fresca di oggi ( e che potete ritrovare QUI in dettaglio) riguarda il caso Spotlight, film corale scritto e diretto da Tom McCarthy e già acclamatissimo in tutti e tre i Festival autunnali in cui è stato presentato (Venezia, Telluride, Toronto). Se inizialmente si riteneva che l’ottimo procedural movie potesse portare Michael Keaton ad una seconda Nomination in Supporting in virtù della considerazione in Lead del già lodatissimo Mark Ruffalo, adesso la Open Road Films ha ufficializzato, in maniera del tutto inaspettata che il film di McCarthy verrà promosso in Supporting per tutti i protagonisti del già nutrito cast. Una mossa strategica per assicurarsi forse una terza Nomination per Ruffalo, e chissà, anche una vittoria.
N.B. Le campagne pubblicitarie di posizionamento di titoli e performance non vengono però seguite alla lettera dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che ha sempre l’ultima parola su come, dove e chi posizionare e candidare nella categoria che meglio ritengono appropriata per ogni singola interpretazione. Seguiranno anche quest’anno le regole del marketing? O cadrà qualche testa eccellente?
Lo scopriremo soltanto a Gennaio 2016 con l’annuncio delle magiche cinquine.