Paterson – La recensione

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Di Dario Ghezzi

Paterson è un autista di bus nell’omonima cittadina. Vive
insieme alla fidanzata Laura e al loro cagnolino. Il ragazzo, dietro
un’apparente e serena quotidianità, coltiva la passione per la poesia. Scrive
giornalmente dei versi e la sua più fedele lettrice è proprio la sua compagna.
La vita di Paterson si arricchisce, di volta in volta, di successi e di
sconfitte, di amarezza e tenerezza e trascorre in modo equilibrato senza
conflitti tangibili o drammatici.

Paterson di Jim Jarmusch narra la vita di tutti i giorni del
personaggio interpretato da Adam Driver e ci catapulta nella normalità
dell’essere. Paterson rappresenta ciascuno di noi, in preda alle proprie ansie,
alle proprie preoccupazioni, alla gioia e al male di vivere. Il regista
racconta in sette giorni tutto quello che accade, nel minimo particolare, al
giovane e alla sua fidanzata e il film diventa una sorta di celebrazione della
normalità, della semplicità che si incarna nei versi delle poesie composte dal
protagonista.

Non a caso, questi versi parlano di fiammiferi e della sua fidanzata
Laura e vengono visti come un modo per scandire ogni piccolo gesto della vita.
Il film scorre senza colpi di scena, in modo leggero come l’acqua delle cascate
della cittadina che fa da sfondo alle vicende del protagonista e il pubblico diventa quasi un
passeggero dello stesso bus guidato dal protagonista. Ascolta, vede e osserva
uno sprazzo della vita dell’essere umano come se si trovasse a spiare dal
finestrino.

VOTO: 7/10



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