Chi è il più grande attore vivente? – Awards Today Risponde

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Di Redazione

Dopo il grande successo riscosso dal quesito riguardante la più grande attrice vivente, sembra doveroso tirare le somme sulla rappresentanza maschile del settore cinematografico. Molteplici i grandi miti del cinema che hanno segnato la storia; Marlon Brando e Paul Newman sono per molti i più grandi attori mai esistiti, ma chi ha raccolto con gli anni il loro pesante testimone?



Interrogandoci sui più grandi talenti maschili attualmente in attività abbiamo risposto al difficile quesito, anche questa volta, in maniera puramente soggettiva.

Alfredo Di Domenico

La New Hollywood ha dato modo a numerosi artisti di poter rientrare nel novero dei migliori attori viventi, nomi come Robert De Niro, Dustin Hoffman, John Voight, Robert Duvall e Jeff Bridges. Tra questi scelgo Al Pacino, inimitabile, imbattibile, al pari dei colleghi ha messo su una galleria di personaggi invidiabile, un palmarès che fa impallidire ed un talento veramente fuori dal comune. Versatile, istrionico, vedere Pacino interpretare un ruolo è un piacere per gli occhi, nessuno come lui riesce a rapirmi con la sua magnetica presenza.
Parlando di magnetiche presenze non posso non tirare in ballo Jack Nicholson, sebbene io lo consideri veramente folle è proprio nelle parti in cui non interpreta un malato di mente, quelle meno famose, che ne ho riconosciuto il genio, basti vedere About Schmidt, Voglia di tenerezza Ironweed. Jack è un genio visionario irripetibile.
Volendo puntare lo sguardo sul cinema britannico, mio grande punto di riferimento, non posso non menzionare Sir Ian McKellen, immenso interprete teatrale, pieno di charme, versatile, passa con disinvoltura da Shakespeare a Magneto di X-Men risultando sempre impeccabile. Mi ha stregato in Demoni e dei, prima ancora che vestisse i panni che gli hanno dato la fama cinematografica, ovvero quelli di Gandalf. Superbo.

Daniele Ambrosini

Il miglior attore vivente? Sicuramente non risponderò Daniel Day-Lewis e Tom Hanks, sono nomi fin troppo inflazionati, e sinceramente penso sarebbe una risposta noiosa. Fino a qualche anno fa non ci avrei pensato un secondo: senza dubbio Philip Seymour Hoffman. Di attori straordinari come lui ce ne sono pochi, ma purtroppo Hoffman ci ha lasciato da ormai tre anni.
E perciò non riuscendo a decidere un solo nome voglio dare due risposte diverse, una più scontata ed una un po’ meno: innanzitutto Joaquin Phoenix perché non ricordo un film in cui non sia stato eccezionale – non bravo, proprio eccezionale -, è uno di quegli interpreti di cui abbiamo un profondo bisogno, un talento puro; poi direi Paul Dano, giovane attore dal talento incredibile che negli ultimi anni si è imposto come uno dei migliori della sua generazione. Certo ha ancora molta strada da fare ma fin’ora ha sempre scelto ruoli interessanti e restituito grandi personaggi ed ottime performance, se si fermasse qui avrebbe già una filmografia invidiabile, per me è uno dei migliori attori che ci siano in circolazione, e attendo con ansia che questo mio pensiero venga condiviso da più persone.

Simone Fabriziani

Due nomi torreggiano incontrastati nel panorama maschile internazionale odierno a mio avviso: in Europa domina incontrastato il mostro sacro Daniel Day-Lewis, in USA il “metodo” di Joaquin Phoenix. Se il primo negli ultimi anni ha costruito intorno a sé l’aura di timido genio della recitazione lontano da qualunque tipo di riflettore diradando sempre di più le apparizioni pubbliche (e i lavori sul grande schermo), ha regalato alle platee di tutto il mondo interpretazioni indimenticabili coronata da un record maschile di statuette in lead con titoli blasonati come Il mio piede sinistro, Il petroliere e Lincoln. Attore di metodo e trasformismo completo ed inarrivabile, rimane il modello massimo della recitazione del vecchio continente.
In USA trionfa invece il “metodo” di Joaquin Phoenix, tra i più ferini interpreti statunitensi viventi; criminalmente sottovalutato, ha ricevuto tuttavia tre candidature agli Oscar per Il gladiatore, Walk The Line – Quando l’amore brucia l’anima e The Master; quest’ultimo ruolo concilia idealmente la ferocia di un performer ineccepibile ed inarrivabile, allo stesso tempo fragile ma potente sul grande schermo come nessun altro oggi.

Gabriele La Spina

Pronunciare il suo nome qualche anno fa sarebbe sembrato folle agli occhi di qualcuno, ma ad oggi, in seguito a un repentino quanto imprevedibile cambio di rotta della sua carriera, per molti Matthew McConaughey potrebbe essere definito uno dei più grandi attori in circolazione, mentre per un gusto puramente personale: il migliore. Etichettato come comedy actor McConaughey ha trovato nel cinema indie la sua rotta, offrendo alcune delle più interessanti performance attoriali del grande e piccolo schermo ognuna back-to-back. Nel gioiellino dark di William Friedkin, ha interpretato il letale quanto misterioso Killer Joe, con un’inusuale espressività corporea accompagnata da una notevole introspezione. Una lunga schiera di outsider sono i personaggi che compongono la sua filmografia, ma è in Dallas Buyers Club, attraverso il ruolo più trasformativo della sua carriera, che raggiunge quell’intensità sempre più spesso mancante nei colleghi attori.
Una credibilità agevolata anche dalla tridimensionalità delle sue prestazioni, dove McConaughey attraverso luci e ombre dipinge i profili dei suoi antieroi, come il tormentato Rust Cohle di True Detective, probabilmente la più grande performance mai vista negli schermi televisivi. Attraverso voce, gesti, e sguardi Matthew McConaughey riesce sempre a catalizzare l’attenzione dello spettatore. Un esempio di notevole versatilità artistica e una carriera che ci riserverà ancora sbalorditive interpretazioni e personaggi.

Edoardo Intonti
Gli interpreti da me scelti, appaiono spesso nella lista dei miei film preferiti, inutile dirlo.
Detto questo, nonostante le scelte possano sembrare curiose; escludendo volutamente i major players attuali come Tom Hardy, Michael Fassbender e Leonardo DiCaprio; non mi vergogno di dire che questi tre signori siano per me spesso sinonimo di bel film o quantomeno di prova attoriale magistrale. L’elenco dovrebbe essere più lungo, per ora mi limito a queste scelte:
Nel mio cuore fin dai tempi dei film di James Ivory, è uno dei pochi attori che ha saputo davvero rinnovarsi negli anni, continuando a partecipare a progetti di qualità a discapito dell’avanzare della sua età. Anthony Hopkins è uno dei più grandi interpreti shakespeariani viventi, con all’attivo 4 nomination agli Oscar (non un parametro fondamentale, sopratutto perché assegnatogli per una delle performance più brevi della storia) e una filmografia invidiabile, non tanto per le collaborazioni più o meno celebri, tanto per la vastità di tipologie di ruoli ricoperti.
Tra gli altri colleghi d’oltreoceano, tra i più meritevoli secondo il sottoscritto, troviamo uno fra tutti John C. Reilly, che in più di in occasione ha dimostrato di saper cambiare il proprio registro attoriale da comico a drammatico: Chicago, The Lobster, E ora parliamo di Kevin, Carnage, dimostrando di non essere un semplice caratterista dalla fisicità inusuale, ma un vero performer a tutto tondo.
Impossibile non citare inoltre poi l’attore feticcio di Quentin Tarantino, Samuel L.Jackson, colpevole di svendere il suo talento anche per pellicole dalla dubbia qualità, ma di rimanere ad oggi uno degli interpreti colored più apprezzati dal sottoscritto, e che spesso e volentieri avrebbe meritato quantomeno qualche nomination simbolica in più.