Homeland 6X05 “Casus Belli” – La recensione

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 Di Daniele Ambrosini

Arrivati al quinto episodio, solo una puntata della sesta stagione di Homeland era riuscita a convincere appieno: il secondo equilibrato episodio scritto da Chip Johannessen. A firmare il quinto appuntamento è sempre Johannessen che riesce a realizzare un altro episodio dal grande impatto emotivo, con una struttura ben più solida di quanto abbiamo visto in precedenza. Il sospetto che alla penna di Johannessen si dovranno i picchi di qualità della serie si fa sempre più forte, e ricordando che è lui l’autore dietro a “From A to B and Back Again”, l’episodio che ha sancito il ritorno di Homeland nell’Olimpo della tv dopo una terza stagione piuttosto fiacca, questo non stupisce affatto.

La storia ricomincia dal colpo di scena che aveva concluso “A Flash of Light”: l’attentato a New York la cui colpa è ricaduta tutta su Seikou che Carrie aveva contribuito a far scarcerare solo il giorno prima, per lei il peso di questa responsabilità è enorme. Come preannunciato dai produttori la stagione non sarà incentrata sugli attacchi terroristici ma sulla radicalizzazione e l’odio verso la comunità islamica, infatti Seikou non ha alcuna colpa dell’attentato, tra l’altro di portata molto ridotta, e Carrie inizia a tentare di rimettere insieme i pezzi, mentre qualcuno è già un passo avanti: Quinn infatti ha delle informazioni fondamentali. 
Uno dei grandi meriti di Johannessen nei due episodi da lui scritti è quello di restituire a Peter Quinn una sua dimensione psicologica che ci permetta di capire il personaggio fino in fondo, non è semplicemente pazzo perciò occorre descriverlo al meglio e c’è un solo modo per farlo: descriverlo come era stata descritta Carrie Mathison nelle prime stagioni, quando la sua bipolarità non era ancora pienamente sotto controllo. Non è certo un caso che Carrie e Quinn siano così emotivamente connessi in questi due episodi. 
In “Casus Belli” tutta la città è in allarme, ma l’attacco ha avuto dimensioni molto ridotte, infatti l’episodio è ambientato principalmente nella casa di Carrie, dove si trova Quinn con la piccola Frannie che ha promesso di proteggere, ben conscio che il pericolo potrebbe essere più vicino di quanto non sambri. Purtroppo le cose degenerano e stampa e polizia finiscono per accerchiare la casa spingendo al limite la precaria condizione di stabilità raggiunta da Quinn, ormai sull’orlo di una crisi. 
Sul versante politico invece ci si chiede se questo attacco basterà al presidente eletto per rivedere la sua posizione, Dar Adal è convinto di sì e visto che non è ancora ben chiaro cosa ci sia dietro a questo attacco, il presidente eletto è costretto a ritirarsi in un luogo sicuro in quanto c’è la concreta possibilità che la bomba fosse diretta verso di lei, maggiore esponente del potere politico presente a New York, questo causerà ulteriori pressioni politiche al presidente.
Se ci sono possiblità di rivedere Homeland in alcune delle categorie principali ai prossimi Emmy non è da escludere che questo episodio possa presentare un ottimo biglietto da visita, soprattutto per la sempre bravissima Claire Danes.
VOTO: 8/10


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