La Bella e la Bestia – La recensione

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Di Simone Fabriziani

Sulla scia della “new wave” degli adattamenti live action dei classici Disney più amati di tutti i tempi iniziata nel 2010 con il fallimentare (ma non al box-office internazionale) Alice in Wonderland, arriva nelle sale di tutto il mondo La Bella e la Bestia, riduzione “in carne ed ossa” del classico d’animazione vincitore di 2 Premi Oscar nel 1991 e al top delle pellicole targate Disney di tutti i tempi. Il nervosismo per l’attesa dell’adattamento si è fatto notevolmente sentire, ma con quali risultati?

Dietro la macchina da presa il polivalente regista Bill Condon, già rodato con il racconto cinematografico per musica e testi con il premiato Dreamgirls del 2006, alle prese questa volta con una riduzione in live action sulla scia dei precedenti successi degli ultimi sette anni dalle ambizioni plurime: La Bella e la Bestia non è soltanto la rilettura in carne ed ossa del classico d’animazione dei primi anni ’90, ma pretende di riesumare tutto il repertorio musicale del capolavoro di Gary Trousdale e Kirk Wise trasformando il live action in uno sfavillante musical d’altri tempi. Il rilsutato è doppiamente fallimentare.


Privo della magia narrativa che aveva contraddistinto il film del 1991, il live action diretto da Condon assomiglia più ad una recita scolastica svogliata e senza pathos delle melodie e dei personaggi più amati della fiaba; coadiuvato da un cast fuori parte e senza anima e da un uso a tratti improprio ed esilarante della CGI (il lavoro di computerizzazione digitale sul volto della Bestia è una immonda distrazione e un dietrofront nella magia del racconto), La Bella e la Bestia fallisce però soprattutto lì dove avrebbe dovuto e potuto eccellere: nell’adattamento musicale.
Lontana dagli sfarzi coreografici del film d’animazione e privo di qualunque escamotage visivo originale, la versione di Condon non respira l’aria pura di una nuova linfa vitale apportata alla fiaba originale, bensì esala gli ultimi rantoli di una messa in scena senza vita e priva di personalità, più vicina ad una pantomima ispirata al classico d’animazione ma allo stesso tempo sempre più lontana nel restituire l’iconicità del capolavoro precedente.
Il pubblico degli aficionados più smaliziati correrà prontamente a rivedere per l’ennesima volta la pellicola animata, la nuova generazione dei più piccini con difficoltà riuscirà invece ad innamorarsi dei personaggi portati in vita con flebile energia e carisma dalle giovani star Emma Watson e Dan Stevens.
Da vedere rigorosamente in lingua originale per apprezzare le pur interessanti doti canore del vasto cast vocale.

VOTO: 5/10