Twin Peaks – La recensione degli episodi 3 e 4 del revival di David Lynch

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Di Simone Fabriziani

Seguendo gli insegnamenti zen del maestro David Lynch vi invitiamo a rilassarvi, chiudere gli occhi e scendere sempre più in profondità nella vostra mente per riaffiorare poi più consapevoli e più in armonia con voi stessi. Vi invitiamo a fare la stessa cosa immergendovi in pieno stile zen negli episodi 3 e 4 del revival televisivo di Twin Peaks lasciandovi dietro ogni preconcetto, pregiudizio ed addentrandovi in questa familiare creatura per il piccolo schermo, ma allo stesso tempo così nuova, con la mente scevra da ogni dettaglio sulla trama.

Perché più che una recensione degli accadimenti di questi due episodi, anche stavolta ci cimenteremo in un bilancio temporaneo di quello che abbiamo visto fino ad ora, senza nessun tipo di spoiler o dettagli sugli avvenimenti, perché riteniamo che una delle carte vincenti di questa terza stagione sia il piacere assoluto e totalmente candido della scoperta di quello che le menti dei due showrunner Mark Frost e David Lynch hanno mantenuto in serbo per lo spettatore più affezionato.
Dopo più di venticinque anni dalla messa in onda della seconda storica stagione ( e un ultimo lungometraggio risalente al 2006) David Lynch riesce miracolosamente ad essere indiscusso portavoce della rivoluzione televisiva in un decennio, quello post-2000, in cui i prodotti seriali per il piccolo schermo hanno in taluni casi superato in compattezza narrativa e qualità produttive gli ingombranti lungometraggi cinematografici. La forza del revival di “Twin Peaks” è proprio in questo: la completa libertà assicurata a Frost e Lynch nel voler raccontare la loro versione della storia, senza nessun compromesso artistico, lo stesso che nel 1991 fece crollare gli ascolti e la qualità generale din una interminabile seconda stagione televisiva più virata ad accontentare il pubblico generalista con accesi toni da soap opera stridenti ed irritanti.

Quando David Lynch ha rivelato che avrebbe trattato il revival della sua creatura televisiva come un “film di 18 ore” aveva già preannunciato i toni della nuova stagione: ancor più che i primi due episodi, i capitoli 3 e 4 confermano la volontà del regista statunitense di imbrogliare nel piccolo schermo tutti gli oscillanti registri narrativi e tonali che hanno fatto grande e distintivo il suo cinema passato.
In questi episodi troverete tutto il Lynch migliore ed il peggiore, il più universalmente amato ed odiato, il più grottesco ed il più suggestivo, il più onirico ed il più prosaico, alternando dei veri e propri quadri in movimento che ricordano sempre più da vicino le pennellate di un pittore folle e avanguardista.
Tra volti noti e cammeo insospettabili, tra sequenze oniriche già entrate di diritto nella storia della televisione recente e tra sorprendenti ed improvvisi momenti di pur nostalgia rifuggendo però gli schemi che avevano ridotto la seconda stagione negli anni ’90 ad un baraccone goffo e invariabilmente deviato, Twin Peaks ribolle nei suoi primi quattro episodi di tale vitalità nella scrittura e nella direzione dei personaggi e delle situazioni che viene da chiedersi quale altre sorprese saranno in serbo per lo spettatore nei restanti quattordici episodi.
E non manca neanche una timida lacrimuccia che molti degli aficionados del vecchio show lasceranno sgorgare sul proprio viso in uno dei momenti di nostalgia tra i più potenti del revival televisivo fino ad ora.

VOTO: 8/10




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