La Mummia – La recensione

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Di Daniele Ambrosini

Il reboot de La Mummia diretto da Alex Kurtzman è il primo tassello del nuovo universo cinematografico della Universal incentrato sui mostri, chiamato dark universe. Al film il compito di introdurre una mitologia che avrà il compito di tenere unito il nuovo filone di pellicole di futura uscita. La Mummia mantiene ampiamente la promessa di creare una mitologia e di introdurre il dark universe ma fallisce nel tentativo di creare un film d’azione convincente e coinvolgente.

Nick Morton è un sergente di stanza in Iraq, dove ruba una mappa ad un’archeologa di cui si è invaghito, in cerca di tesori da poter rivendere sul mercato nero. Insieme a lui, il suo fedele compagno di avventure Chris Vail. I due si introducono in una cittadina occupata dai ribelli pur di trovare l’indeterminato e probabilmente inesistente tesoro. Nonostante fossero puntati da decine di ribelli ed una bomba lanciata da un aereo amico abbia fatto crollare buona parte della cittadina fino a far tornare alla luce un’imperiale tomba sotterranea (che poi si scoprirà essere qualcos’altro), i due escono completamente indenni dalla situazione. L’archeologa di cui sopra giunge sul posto ed i tre si addentrano nella tomba, dove trovano un antico sarcofago, che noi sappiamo già dall’inizio appartenere ad una discendente al trono cancellata dai libri di storia devota alla vendetta e al dio della morte con il quale ha stretto un patto pur di ottenere il potere, tale Ahmanet. L’aura di morte e distruzione che Ahmanet si porta dietro da quel momento in avanti avrà proporzioni epiche.

Il sarcofago viene trasferito per essere studiato e questo causa il risveglio della creatura che per riprendere vita ha bisogno di cibarsi delle energie vitali di alcuni esseri umani che vengono svuotati e trasformati di fatto in zombie. Infatti La Mummia è in buona parte uno zombie movie di quelli nudi e crudi, che utilizzano tutti i clichè del genere senza troppo timore, ad esclusione del fatto che queste creature non meglio specificate (guai ad usare la parola con la Z!) non mangiano cervelli ed agiscono solo per favorire il male supremo. In tutto ciò ritorna Nick, il protagonista interpretato da un fin troppo divertito Tom Cruise, che è stato identificato da Ahmanet come il prescelto per il sacrificio che permetterà al dio della morte Set di tornare tra i vivi, e per farlo servirà uno speciale pugnale rituale. In Nick, prescelto maledetto, si incarna la lotta tra il bene supremo ed il male supremo che permea tutto il film senza mai essere realmente incisiva ma che arrogantemente pretende di essere centrale nella narrazione degli eventi. Questo dovrebbe essere il filo conduttore del dark universe. A rappresentare questa lotta continua nientepopodimeno che il Dr. Henry Jekyll (Russell Crowe), proprietario di una azienda/agenzia/associazione (chissà) in cui si combatte il male. Nel covo scientificamente attrezzatissimo di Jekyll/Hyde – stranezze di ogni tipo con connotazioni tra lo pseudo-scientifico ed il soprannaturale sono rigorosamente conservate sotto formaldeide nella scena introduttiva alla nuova ambientazione, perché i clichè trascendono i generi e permeano il film – è ambientata tutta la dispersiva parte centrale della pellicola.
Ciò che non funziona nel film, ed è evidente fin dalle primissime scene, è il fatto che i personaggi non sembrano mossi da valide motivazioni, agiscono per inerzia semplicemente perchè lo script ha impostato una narrazione che deve muoversi da un punto A ad un punto B, perciò questo accade e basta, senza che ci venga fornita una spiegazione del come o del perchè questo avvenga. La psicologia dei personaggi è inesistente ed anche la caratterizzazione di base è minima. Tanta impulsività ed imprevedibilità non possono bastare a giustificare buchi di sceneggiatura così grandi e francamente evitabili. Altro difetto non trascurabile è l’eccessiva frenesia della pellicola, che tende ad essere piuttosto sbrigativa pur di arrivare ai punti salienti, culminanti in estenuanti e fisicamente improbabili lotte; spesso questa disattenzione nei tempi scenici e nel dosaggio dei vari elementi che compongono la trama porta anche a giocare con i generi, finendo per confondere ulteriormente lo spettatore. Nel film infatti c’è tanta comicità, ma è difficile stabilire quanto sia volontaria e quanto meno.
Un film come questo richiede, per forza di cose, allo spettatore di sospendere la propria incredulità, ma così tante cose sono fuori posto che è davvero difficile, anche accettando di stare alle regole del gioco, prendere per buoni tutti gli eventi narrati nel film ed accettare ogni scelta fatta su come portare avanti una storia tutto sommato semplice (evitiamo di parlare dell’elementare storia d’amore tra Nick e l’archeologa). In conclusione possiamo dire che La Mummia è un film d’azione frettoloso ed esagerato che prende le mosse nella speranza di creare un film di valido intrattenimento ma che finisce per essere il vuoto giocattolone estivo facilmente dimenticabile.

VOTO: 4,5/10


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