Annabelle: Creation – La recensione dello spinoff sulla bambola più terrificante del grande schermo

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Di Daniele Ambrosini

Visti i bassi costi di produzione e le ottime performance al box office sembra logico che New Line e Warner Bros. stiano puntando molto sul franchise horror inaugurato da The Conjuring. Annabelle 2: Creation è il quarto film di questo universo esteso che nei prossimi anni ci regalerà almeno altri tre film tra spin-off e sequel; Annabelle: Creation è infatti un prequel dello spin-off originato da The Conjuring, Annabelle, che era già a sua volta un prequel.
Insomma l’idea è quella di espandere l’universo il più possibile a colpi di prequel, sequel e chi più ne ha più ne metta, eppure se il primo Annabelle non aveva convinto la critica quanto i film della serie madre diretti da James Wan, con questo Annabelle: Creation, diretto dal regista di Lights Out, qualcosa è cambiato: la critica americana lo ha amato anche più dei The Conjuring, restituendo di fatto un senso a questo universo esteso che non punta solo agli incassi ma che mira a creare pellicole horror valide e terrificanti.
Samuel Mullins è un giocattolaio che fabbrica bambole nella sua grande casa dove vive con la moglie e la figlia Annabelle, finché un giorno la piccola non muore in un tragico incidente. Passati dodici anni i Mullins decidono di aprire le porte della loro casa ad una suora e sei bambine provenienti da un orfanotrofio recentemente chiuso. Le bambine non hanno dove andare e la casa è sufficientemente grande per accogliere loro e la loro tutrice. Ma in quella casa c’è da subito qualcosa che non quadra: le bambine non vedono mai la signora Mullins, rimasta ferita in circostanze a loro sconosciute e da allora costretta a letto, e c’è una stanza chiusa a chiave dove è fatto loro divieto di entrare, la stanza della piccola e defunta Annabelle. Una di loro, Janice, una ragazza sopravvissuta alla polio che ha difficoltà a camminare, una sera viene invitata da una presenza ad entrare ed in quella stanza troverà l’inquietante bambola, pronta a scatenarsi contro la casa ed i suoi inquilini. 
Il film di David F. Sandberg è di impostazione hollywoodiana, è una pellicola patinata e dedita agli spaventi facili e continui, eppure il film funziona benissimo nel suo insieme. Annabelle 2 è spaventoso e divertente da guardare, è un horror che regala momenti di terrore puro e che gioca costantemente con la percezione dello spettatore, divertendosi a spiazzarlo con continui cambi narrativi relativi alle possibilità e alle modalità di movimento dell’entità che abita la bambola. Basti pensare che per buona parte del film sembra che quando l’entità colpisce, lo sfortunato non possa essere udito o aiutato da altri; o anche che per la prima parte del film l’entità attacca solo di notte per poi passare in azione anche durante il giorno, destabilizzando la percezione che lo spettatore ha del pericolo. Ovviamente non si tratta di un film perfetto: nella prima parte sono inseriti molti piccoli jumpscare che poi si rivelano essere un nonnulla in momenti molto prevedibili, quasi da manuale, e la storia di fondo non è delle più originali. Però poco importa quando la seconda parte della pellicola è intensa e mozzafiato, anche giocando con elementi noti e convenzionali del cinema horror mainstream come demoni e case infestate. Alcune sequenze mostrano un controllo di scena notevole da parte di Sandberg, che dopo questo film ha dimostrato di avere lo stile e la bravura necessari per sostituire James Wan all’interno dell’universo di The Conjuring, chissà che non sia proprio lui a dirigere l’ormai annunciato terzo capitolo della serie madre.

VOTO: 7,5/10


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