Greta Garbo – Il mito della divina

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Di Alfredo Di Domenico
Greta Lovisa Gustafsson in arte Greta Garbo, nasce in Svezia il 18 settembre 1905. La sua figura, la sua aurea, il suo fascino, la sua bellezza ed il suo innegabile talento hanno rivoluzionato per sempre la storia del cinema sin dai tempi del muto. Schiva, riservata, solitaria Greta ha sempre mantenuto un profilo basso, tenendosi alla larga dai fasti dello star system di Hollywood, specie in negli anni ’30 quando  gli attori del cinema erano considerati al pari delle divinità.

Il cinema americano le affibbiò la parte della vamp, la femme fatale, adesso che le star del muto che avevano ricoperto tale ruolo in precedenza erano tramontate, come Theda Bara, o Pola Negri o ancora Gloria Swanson, la Garbo diventa a tutti gli effetti la Regina di Hollywood. Un ruolo che a lei non piace ma che comunque interpreta in maniera ineccepibile guadagnandosi il titolo di “Divina”. In quegli anni il passaggio dal cinema muto al Sonoro causo la fine di molte carriere, molte attrici, molte star che avevano dominato la scena negli anni precedenti videro la loro carriera andare in frantumi poiché non erano abbastanza  “fonogenici” mentre la Garbo trasse grande vantaggio da questo epocale passaggio.
Anna Christie del 1930 fu il primo film in cui Greta Garbo ‘parla’. La sua prima battuta fu con un barman: “Gimme a whisky, ginger ale on the side, and don’t be stingy, baby!”, che tradotta  suona “Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, amico!”. I rotocalchi dell’epoca impazzivano per lei ed enfatizzarono l’evento titolando a caratteri cubitali: Garbo talks, ovvero “la Garbo parla”. 
Anche  in Italia il suo fascino non lasciò superstiti tanto che Tina Lattanzi, “voce” italiana di Garbo, ricorda come l’attrice svedese, vista dal leggio di doppiaggio, “ emanasse un glamour inconfondibile ed emozionante, impreziosito da una recitazione quanto mai espressiva “giocata” su minime sfumature.” Anche lei dalla sua parte no mancò mai di dare spessore, sensualità e mistero  all’ attrice, con la sua magnifica e seducente voce nei doppiaggi in italiano. La decade degli anni ’30 le diede l’immortalità cinematografica, una serie di successi come Grand Hotel, La regina Cristina e Anna Karenina la fecero diventare la donna più famosa del mondo e la più desiderata e le procurarono anche quattro candidature agli Oscar senza mai ottenere una vittoria
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Ultimo picco della sua carriera è rappresentato da Ninotchka, brillante e sofisticata commedia diretta da Ernst Lubitsch. Negli anni precedenti Greta Garbo è stata spia, donna irresistibile, regina, aristocratica, assassina, , ammaliatrice, prostituta, tutti ruoli drammatici ma nel 1939 Lubitsch le diede la possibilità di cambiare registro facendola protagonista del suo film Ninotchka in cui la diva diede sfoggio di  inaspettate doti di attrice brillante e dove, per la prima volta sullo schermo, la si vide ridere .Il film venne infatti lanciato con lo slogan “Garbo laughs”, ovvero “la Garbo ride”.
Grazie al ruolo di Nina Ivanovna Yakushova “Ninotchka” Garbo ottenne la quarta candidatura, ma perse contro Viven Leigh di Via Col Vento. Il flop del progetto Non tradirmi con me del 1941 la spinse a ritirarsi dalle scene, a soli 36 anni Garbo decise di abbandonare definitivamente il cinema e per il resto della sua esistenza sfuggì sempre la notorietà: le sue ultime interviste,  poche in realtà , risalgono al 1928. In appena 20 anni di carriera Greta è riuscita fare molto, ottenere la fama, la gloria, essere l’oggetto del desiderio di ogni uomo e soprattutto stregare lo spettatore grazie alla sua algida e distaccata presenza. Nel 1950 fu contattata da Billy Wilder per il ruolo di Norma Desmond in Viale del Tramonto, non mostrando alcun interesse non si disturbò neanche a rispondere.  Nel 1954 l’Academy le tributò un grande onore assegnandole un Oscar alla Carriera “Per le sue indimenticabili interpretazioni sullo schermo” che non si scomodò a ritirare di persona anzi il Premio le fu lasciato davanti alla porta del suo appartamento a New York.
Federico Fellini, parlando di lei, la definì ”una fata severa: in cuor suo era, senza mezzi termini, la fondatrice d’un ordine religioso chiamato cinema” e in effetti non possiamo che non essere d’accordo con lui: a quasi un secolo dalla sua prima apparizione sullo schermo Greta continua ad esercitare un misterioso potere sullo spettatore rendendolo schaivo del suo grande fascino del suo immenso talento e del suo magnetico sguardo. Nessuna foto, nessuna intervista, solo qualche scatto rubato di una donna che ormai non sembrava neanche lontanamente ciò che era stata. Di lei resta il mito, la leggenda di una grande interpete dalla personalità tormantata. La Divina morì nel 1990 in solitudine, come aveva sempre amato vivere, per tutta la sua vita era riuscita nell’ intento di vivere in disparte lontano dagli occhi di chi l’ha amata ed adorata sullo schermo, lontano dai diabolici meccanismi di Hollywood che lei tanto detestava.

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