I migliori film tratti dai romanzi di Stephen King

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Di Gabriele La Spina

Il nuovo It di Andrés Muschietti ha senza dubbio rappresentato il giusto riscatto per uno dei romanzi più complessi della produzione di Stephen King. Adattamento di enorme successo sia sul fronte economico sia sul fronte critico, non è soltanto uno dei più grandi successi horror degli ultimi anni, ma uno dei migliori adattamenti di un romanzo di King. Quali gli altri? Autore fonte inesauribile di soggetti, King è approdato sul grande e piccolo schermo un numero svariato di volte, in alcuni casi anche per mano di registi di notevole calibro.

Esperto del genere di formazione oltre che dell’horror, King è dato spunto ad alcuni dei migliori pezzi di cinema degli ultimi anni. Il primo romanzo adattato per il grande schermo è stato Carrie, prima pubblicazione di King, trasposta 1976 da Brian De Palma. Tra i migliori lavori del regista e tra gli adattamenti più giustificati del romanziere. Un’eterea Sissy Spacek nominata all’Oscar, interpreta la reietta Carrie che scopre delle nascoste doti telecinetiche, che l’aiuteranno a sfuggire alle angheria della madre fanatica religiosa, interpretata da una incredibile Piper Laurie, anche lei nominata all’Oscar. Il successo della pellicola ha portato in auge il nome di Stephen King, nonché quello di un esordiente John Travolta.
Ed è stata forse tale popolarità immediata a portare il suo nome alle orecchie di uno dei cineasti più iconici di Hollywood: il maestro Stanley Kubrick. Già regista di successo con capolavori come Lolita, Arancia Meccanica e Barry Lindon, dona una visione del tutto imprevedibile al romanzo The Shining, un adattamento che King continua tutt’oggi a non apprezzare per la notevole diversità dal romanzo, ma che in realtà è un film di culto, tra i lavori più riconosciuti di Kubrick, tuttavia non pienamente accolto alla sua uscita. “Penso che Shining sia un bel film, con un look splendido, ma, come ho già detto in precedenza, è come una meravigliosa Cadillac senza alcun motore sotto al cofano. Da questo punto di vista, molte recensioni del tempo non sono state molto favorevoli e la mia opinione rientrava sicuramente in questo segmento“, ha recentemente rivelato King sul film a Deadline. Passeranno tuttavia tantissimi anni prima che un nuovo adattamento brilli tanto quanto quello di Kubrick, che vantava inoltre un protagonista inarrivabile come Jack Nicholson.

I giovani protagonisti di “Stand by Me”, 1986.

Mentre la produzione di King infatti continua a proliferare, continuano gli adattamenti meno rilevanti; nel 1983 diventa un film Cujo, sul San Bernardo rabbioso, grazie a Lewis Teague (ad oggi di culto ma pur sempre dimenticabile), e seguono La zona morta (di David Cronenberg) e Christine – La macchina infernale (per mano di John Carpenter) nello stesso anno. Dal romanzo L’incendiaria, arriva nelle nostre sale con il nome Fenomeni paranormali incontrollabili, con una esordiente Drew Barrymore, dotata di pirocinesi, un racconto sulla falsa riga di Carrie, ma ben più studiato e dal tratto maggiormente fantascientifico. Ma dovremo aspettare fino al 1986 per vedere un altro indelebile adattamento dal genio di King, Rob Reiner prenderà infatti un racconto dalla raccolta Stagioni diverse, intitolato “Il corpo”, e lo intitolerà Stand by Me; come It, il film dimostra la magnifica vena coming of age di King, ci regala le performance attoriali giovanili più belle tra quelle viste sul grande schermo (su tutti il compianto River Phoenix), e si trasforma istantaneamente in un cult generazionale. 
Nel 1989 viene trasposto, al limite del ridicolo, Pet Sematary (in Italia Cimitero vivente), che farà solamente da antipasto a quarto eccezionale adattamento di un romanzo di King. È nuovamente Rob Reiner nel 1990 a realizzare il film di Misery non deve morire, un racconto ormai diventato uno standard cinematografico, dove uno scrittore di romanzi rosa si ritrova vittima segregato nella casa di una sua ossessiva ammiratrice. Se la pellicola è ancora attualissima è anche grazie alle performance dei suoi protagonisti, James Caan e un impredicibile Kathy Bates, vincitrice dell’Oscar per il ruolo. Nello stesso anno il potentissimo romanzo di It viene trasformato in una miniserie in due episodi, completamente spoglia della complessità del romanzo che mescola il caro (a King) genere di formazione all’horror più terrificante; e lascia come eredità soltanto l’interpretazione di Tim Curry nei panni di Pennywise. 

Kathy Bates e James Caan in una scena di “Misery non deve morire”, 1990.

Passeranno moltissimi anni, i film più di successo subiranno ulteriori remake e sequel (non tutti artisticamente seguiti da King), ma il livello dei cult, una parola fin troppo ricorrente quando si tratta dei romanzi di King divenuti pellicole, non sarà mai eguagliato. Fin quando nel 1999, Frank Darabont trasporrà una delle storie più toccanti, scritta da King qualche anno prima. Con protagonista Tom Hanks, Il miglio verde è tra i drammi più efficaci della filmografia kinghiana, soprattutto per la sua semplicità; il racconto si svolge infatti nel braccio della morte di un carcere della Louisiana, dove un condannato afroamericano dimostra delle incredibili capacità sovrannaturali. Il racconto mette in discussione le regole della società, e il contrasto tra bene e male da sempre trattato da King. 
Nei primi anni del 2000 assistiamo poi a le opere più disastrose, da L’acchiappa sogni a Secret Window, nessuno sembra cogliere l’essenza di King, e il suo marchio sembra perdere con gli anni la buona reputazione. Sarà forse questo il motivo per cui The Mist, nel 2007, non riceve il giusto riconoscimento. Dopo Il miglior verde, Darabont adatta un racconto dalla raccolta Scheletri, intitolato “La nebbia”. Mescolando elementi sci-fi, horror e drammatici, il film sembra appartenere quasi a quel cinema di M. Night Shyamalan, e vale la sua visione per un finale inaspettato al limite del filosofico. 
Negli ultimi anni abbiamo visto ulteriori remake, serie tv evitabili come Under the Dome, 22.11.63 e nuovamente The Mist, ma King sembra ritornare in voga al cinema come lo è stato tra gli anni ’80 e ’90. La sua produzione è stata ed è ancora oggi indiscutibile, ma sembra che solo adesso il suo potenziale sia stato riscoperto e valorizzato in modo appropriato. Il nuovo adattamento di It, la cui seconda parte arriverà nelle sale americane a settembre 2019, ha catturato una parte della profondità del romanzo di King, sgualcito nel 1990. Tralasciando il frettoloso adattamento de La torre nera, il futuro per gli ammiratori del soprannominato “Re del terrore”, non potrebbe essere più roseo. Arriveranno presto 1922, Il gioco di Gerald, degli adattamenti più degni di Cujo e Pet Cemetary, e poi il recente Doctor Sleep, Castle Rock, My Pretty Pony e molti altri. 
E se la realtà spesso supera la finzione, dalla recente Black List (la celebre selezione che segnala le migliori sceneggiature senza produzione), è in lavorazione un biopic sulla vita dello stesso Stephen King, The Kings of Maine racconterà la vita dello scrittore prima di diventare celebre, in un camper mentre lavorava come bidello, in lotta con l’alcolismo e il suo oscuro passato mentre tenta di completare il romanzo Carrie.
La classifica:
1. Shining – Stanley Kubrick (1980)
2. Stand by Me – Rob Reiner (1986)
3. Carrie – Brian De Palma (1976)
4. Misery non deve morire – Rob Reiner (1990)
5. Il miglio verde – Frank Darabont (1999)
6. The Mist – Frank Darabont (2007)
7. Christine – John Carpenter (1983)
8. La zona morta – David Cronenberg (1983)
9. Fenomeni paranormali incontrollabili – Mark L. Lester (1984)
10. Cujo – Lewis Teague (1983)

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