Venezia 74: Ex Libris: New York Public Library – La recensione del documentario di Frederick Wiseman

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Di Daniele Ambrosini

Ex Libris di Frederick Wiseman è un documentario incentrato sulla biblioteca pubblica di New York, una macchina da milioni e milioni di dollari dal meccanismo affascinante. Wiseman è interessato a descrivere ogni aspetto della vita della biblioteca ma è interessato anche a fare un discorso ben più vasto, che ridefinisce il ruolo di tutte le biblioteche nella civiltà moderna non come magazzini di libri ma come luogo prescelto di aggregazione e di cultura.


Viene ribadito spesso nel corso del film che la biblioteca dovrebbe riuscire a svolgere un ruolo cruciale all’interno del tessuto sociale della comunità che la ospita e a queste considerazioni viene affiancato l’instancabile lavoro della biblioteca di New York, modello perfettamente funzionante di quell’idea di biblioteca. Perciò vediamo scorrere sotto i nostri occhi lunghi spezzoni di riunioni dell’amministrazione, di corsi che vanno dal braille all’informatica, di esibizioni musicali così come di uno spettacolo di slam poetry, di meeting e conferenze di una lunga serie di personaggi più o meno famosi (biologi, poeti, Elvis Costello, Patti Smith). Una carrellata di immagini a volte efficacissime, a volte eccessivamente prolisse.

In Ex Libris non ci sono voci narranti, né nomi in sovrimpressione o persone che parlano dritto in camera, tutto è il più oggettivo ed impersonale possibile, o almeno tenta di esserlo. Un intento lodevole per un documentario come questo che però ha un rovescio della medaglia non da poco: si ribadisce spesso che la biblioteca dovrebbe essere un punto di riferimento per la comunità, ma questa stessa comunità ha davvero poco spazio all’interno del documentario, ed è sempre solo oggetto della narrazione e mai soggetto. L’impostazione troppo intellettuale assecondata dal regista lascia spazio solo alle voci più autorevoli e altisonanti, con qualche eccezione. La durata mastodontica di tre ore e venti minuti non aiuta ad apprezzare appieno un film di per sé molto interessante e dai numerosi spunti di riflessione (su tutti l’unico ricorrente all’interno del film: la digitalizzazione), che poteva durare molto di meno ed essere molto più incisivo.

VOTO: 6,5/10



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