Venezia 74: Lean on Pete – La recensione del nuovo film di Andrew Haigh

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Di Simone Fabriziani

Tratto dal romanzo “La ballata di Charley Thompson” del musicista statunitense Willy Vlautin, Leaon on Pete è il quarto lungometraggio per il talentuoso regista e sceneggiatore britannico Andrew Haigh, di nuovo ai picchi della sua breve ma già seminale filmografia.

Dopo i successi televisivi della serie HBO Looking e del suo film tv conclusivo Looking – The Movie, dopo il piccolo cult lgbt Weekend  e i premi internazionali ricevuti due anni fa con 45 anni, Haigh ritorna dietro la macchina da presa raccontando l’America contemporanea dei “nuovi poveri” e della “underbelly” proletaria e più profonda attraverso il viaggio duplice del giovane protagonista Charley (il quasi esordiente Charlie Plummer), abbandonato dopo pochi mesi dalla madre e con un padre problematico e poco presente; defraudato degli affetti famigliari dopo l’allontanamento della zia Margy, Charley decide di riappropriarsi dell’amore perduto, strappatogli via attraverso dei lavoretti in un galoppatoio, dove imparerà a guardare avanti il proprio orizzonte scegliendo come anima confessionale il cavallo zoppo “Lean on Pete”.
Intimo viaggio attraverso le mappe della solitudine e della ricerca della famiglia, Lean On Pete è un ritratto amaro e malinconico di un ragazzo senza casa, diviso tra il desiderio di libertà ed emancipazione e l’impulso di volersi sentire amato e protetto; a suggellare idealmente le due anime in contrasto di Charley è l’amicizia insolita con “Lean on Pete”, vero e proprio cavallo-ombra dell’animo del giovane protagonista, vagabondo del cuore geografico di una America profonda apparentemente senza meta.
Lontano (anche nel setting) dai precedenti lavori di Andrew Haigh, “Leaon on Pete” è tuttavia il film più intimista e genuinamente commovente del cineasta britannico, sormontato da interpreti del calibro di Steve Buscemi e Chloe Sevigny e sorretto dall’immenso talento di Charlie Plummer , nuova stella in ascesa di cui sentiremo già parlare a fine anno con All the money in the world di Ridley Scott.
VOTO: 8/10

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